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Il 2013 del Napoli: nelle mani di Rafa, quanto basta a farne un anno buono

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L’anno solare partenopeo

SERIE A CHAMPIONS LEAGUE NAPOLI – Un 2013 da protagonista. E’ questo l’anno vissuto dal Napoli: prima con Mazzarri e quel secondo posto che rappresenta il miglior piazzamento degli ultimi venti anni di storia partenopea, poi il grande salto verso la gestione Benitez e la definitiva internazionalizzazione di un progetto che fonda le sue basi sulle ambizioni della proprietà e della piazza napoletana.

2013 PARTE PRIMA – Un campionato da 78 punti che è valso al Napoli il piazzamento d’onore dietro ad una irresistibile Juventus. Immutati gli elementi del piatto mazzarriano: grinta, dedizione alla causa ed aggressività a tutto campo per sovrapporsi all’avversario sul piano dell’intensità atletica. E più di tutto la valorizzazione di un organico che nel suo complesso ha sempre oltrepassato – sotto la guida tecnica di Mazzarri – il suo reale valore. Con un solo limite: il Napoli del tecnico toscano ha sempre steccato su uno dei fronti della sua stagione. In soldoni: quando ha brillato in campionato ha toppato nelle coppe e viceversa. La prima fase del 2013 partenopeo si chiude proprio con l’addio di Mazzarri: dopo quattro anni che hanno rilanciato il Napoli ai vertici il buon Walter ha scelto di cambiare aria e chiudere la pagina più brillante della sua carriera.

2013 PARTE SECONDA – Il salto di qualità. La grande ambizione. Il sogno. La scelta di Aurelio De Laurentiis ricade su Rafa Benitez, allenatore di punta nel panorama mondiale e migliore proiezione possibile per il progetto Napoli: in tanti avrebbero scommesso su un generale passo indietro di una proprietà che ha invece risposto con vigore agli addii di Mazzarri e Cavani fondando le radici di un progetto che mira a stabilizzare la squadra tra i top club europei. Gonzalo Higuain il colpo stellare ma tanti altri mattoni hanno edificato una casa ora in attesa solo delle necessarie migliorie per elevarsi definitivamente come una delle più ammirate. Sogni ben riposti: l’eliminazione del Napoli dall’attuale edizione della Champions League con tanto di lacrime versate da Higuain grida vendetta e resterà un caso di studio unico nella storia della competizione, il ritardo accumulato in campionato lo si deve sì a qualche lacuna non colmata in estate ma anche (tanto) al ritmo impressionante impresso dalla capolista. Il resto lo fa la personalità: l’importante è che non si tremi di fronte alla parola scudetto o alle big europee, in precedenza si tendeva a mettere le mani avanti mentre ora il curriculum vincente di Benitez infonde quella tranquillità insita nel non dover dimostrare nulla a nessuno. De Laurentiis lo sa e gongola, non perdendo occasione (vedi il post Napoli-Arsenal) per mettere sempre con maggior forza il Napoli nelle mani del tecnico spagnolo.

IL FUTURO – E’ proprio Rafa Benitez la garanzia in tal senso: finché c’è Rafa c’è speranza insomma. Nessuno più di lui sembra essere il profilo indicato per riportare i successi in terra partenopea: il tecnico spagnolo ha vinto in patria ala guida del Valencia – non propriamente Real Madrid o Barcellona – ed in Inghilterra sulla panchina del Liverpool, quando erano Manchester United ed Arsenal a dominare il palcoscenico. Una figura dai tratti rivoluzionari e dunque perfetta anche culturalmente e socialmente per una realtà come quella napoletana. Poi ci sono i tecnicismi: al Napoli manca un difensore centrale (N’Koulou, Agger e Vermaelen i nomi caldi), un laterale (Antonelli in dirittura d’arrivo ma un Criscito sembrerebbe più appropriato) ed un centrocampista che possa gestire più efficacemente i tempi di gioco (Mascherano, Matic e Gonalons in pole). La dirigenza saprà scegliere ma l’auspicio è univoco: fare in fretta. Consegnare immediatamente a Benitez, in apertura di 2014, le chiavi di una macchina pronta. Prima che sia troppo tardi. Senza fretta e senza pausa, giusto, ma perché non provarci anche quest’anno sfruttando l’entusiasmo debordante portato da gente del calibro di Reina, Higuain e compagnia?

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