2015
I tormenti del giovane Adem: è la volta buona?
Carriera giovane ma già tormentata: Adem Ljajic ora pronto a prendersi lInter?
Adem Ljajic all’Inter ci è arrivato sul gong della recente sessione di calciomercato: talmente vicino al fotofinish da aver preso parte – o meglio esser comparso, un solo minuto contro la Juventus – alle prime due gare di campionato della sua ex squadra Roma. Poi il trasferimento in nerazzurro con la formula del prestito oneroso e diritto di riscatto: 1.75 milioni per il primo, altri 11 se l’Inter a giugno vorrà renderlo tutto suo.
UNA GIOVANE CARRIERA TORMENTATA – Adem Ljajic non sarà mai quello che metterà d’accordo tutti. Arriva a Firenze dal Partizan Belgrado nell’inverno del 2010, quando ha appena compiuto 19 anni, e lo fa con le stimmate del predestinato. E’ tra i gioielli della fertile terra dei Balcani, si ispira al brasiliano Kakà da cui ha ereditato la scelta del numero di maglia, il suo 22. Qualche tempo per ingranare ed abituarsi ad una realtà – quella calcistica italiana – ovviamente più pretenziosa, poi il fattaccio con Delio Rossi nella stagione 2011-12 che sembra chiudere la sua parentesi in viola. Fuori rosa fino al termine della stagione, il reintegro firmato Montella regala nella seguente annata quella che resta a tutti gli effetti la sua migliore in Italia: 11 reti in campionato e giocate di altissima scuola, il talento slavo è finalmente sbocciato. Ma non c’è pace: fa le bizze sul rinnovo di fatto costringendo la Fiorentina a cederlo in estate alla Roma.
TRA ROMA E SERBIA – Il direttore sportivo Walter Sabatini fiuta il colpo ed ancora una volta nelle battute finali di calciomercato Ljajic cambia destinazione: il biennio giallorosso è tutt’altro che malvagio ma pone definitivamente l’attaccante di fronte a quello che è tuttora il suo punto interrogativo, quello della continuità. Ha talento e soluzioni, ma non riesce ad esprimere il suo intero potenziale sul medio periodo, confermandosi invece a sprazzi e non sempre debitamente affamato. Arduo dunque comprendere se possa essere valutato pedina su cui incentrare determinate ambizioni o meno. Non cambia lo spartito la sua storia in nazionale: ad inchiodarlo in questo caso è quanto accaduto in data 28 maggio 2012, quando Ljajic – serbo di Novi Pazar, città della regione del Sangiaccato di etnia bosgnacca e fede musulmana, realtà che non ha mai avuto rapporti facili con Belgrado per via di un passato complesso, del legame originario con la popolazione bosniaca e di ancora vive differenze sul piano culturale e religioso – si rifiutò di cantare l’inno serbo. L’allora ct Sinisa Mihajlovic – assolutamente irremovibile su determinati temi, non ha mai nascosto alcune nette posizioni sui fatti che hanno riguardato la sua patria nello scorso secolo – non fece sconti: Adem fuori dalla nazionale a tempo indeterminato.
IL PRESENTE – Per oltre due anni non sono bastate le dichiarazioni d’amore che Ljajic ha riservato al suo Paese nativo: il rientro in nazionale si è avverato soltanto nel 2014 nell’amichevole di Dublino con l’Irlanda, da lì tre reti di cui due nel deludente percorso di qualificazione ad Euro 2016. La sua Serbia salterà ancora una volta l’Europeo – quarta consecutiva dopo le mancate partecipazioni nel 2004, 2008 e 2012 – dopo essersi segnalata come l’unica grande delle tre nazionali discendenti dall’ex Jugoslavia (con Croazia e Bosnia) a non aver preso parte a Brasile 2014. E’ ora di ripartire insomma. Ed il buon Ljajic ha la chance di iniziare prendendosi proprio la sua Inter: impiegato appena sei volte da titolare, ha ricambiato con due gol e tre assist diventando cruciale nelle ultime battute della rincorsa nerazzurra. Al momento Mancini non se ne priverà con tanta semplicità: il serbo salta l’uomo ed è in fiducia nella ricerca della giocata e dunque nell’espressione del suo talento. Sta a lui determinare se sarà la volta buona: quella in cui Ljajic si trasformerà da gioiello in vetrina a fattore vincente della sua squadra.