2014

I Presidentissimi

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Rozzi, Anconetani, Massimo: tre uomini per un’epoca

ANCONETANI ROZZI MASSIMINO – Prima di tutto. Delle pay-tv, del calciomercato e dei procuratori. C’erano una volta i presidentissimi, compianti padri-padroni del calcio italiano. Antenati zampariniani, lontani anni luce dalle logiche dello showbiz moderno, dagli asset, dai consigli di amministrazione, c’erano loro. Passione viscerale al servizio della squadra. E il calcio, come occasione di riscatto sociale, come fatto sociale totalizzante, come chance di dar lustro alla provincia. Antesignani dei mangia-allenatori, bizzarrie, scaramanzie e strafalcioni linguistici: il calcio come azienda a conduzione familiare, il presidente a gestire la baracca e talvolta anche più. Ma anche, e sopratutto, passione, quella vera. Angelo Massimino, Costantino Rozzi, Romeo Anconetani: presidentissimi dai punti in comune ma dalle sfumature diverse, con una missione, quella di poter realizzare sogni. Che siano una promozione in A, una trasferta con treni speciali al seguito, una difesa settimanale dei propri colori contro i torti arbitrali in televisione. Combatterla quotidianamente, quella sfida, con le armi a disposizione: ingegno, astuzia, competenza. Censori e gestori, abili nel compattare il gruppo da dentro e fuori, ora despoti ora padri di famiglia.

I CAVALIERI DEL LAVORO – C’è chi, partendo dal settore delle costruzioni edilizie, come Massimino e Anconetani, è arrivato al pubblico sportivo di tutta Italia guidando per diversi anni, a volte intervallati, squadre di provincia nel massimo campionato calcistico italiano, come il Catania nel caso di Massimino e l’Ascoli per Rozzi, costruttore di molti impianti sportivi del sud oltre al Del Duca, il “Via del Mare” di Lecce o il “Partenio” di Avellino per citare qualche esempio. Chi, invece, come Romeo Anconetani, non avendo la liquidità economica dei suddetti, utilizzò diversamente l’ingegno, lavorando a stretto contatto con il panorama calcistico italiano italiano in toto, in qualità di attività di consulente-mediatore per diversi club, pioniere della figura del procuratore, tanto da esser soprannominato “Il signor 5%” per via della commissione ricevuta per ogni consulenza sul trasferimento che riguardasse uno dei calciatori presenti nel proprio immenso schedario, l‘Archivio Anconetani, database amanuense da 40mila calciatori, tra cui i vari Dunga e Bobo Vieri. E poi, la naturale evoluzione: il traghettamento verso la carica di presidente del Pisa, portandola in Serie A dalla Serie C nel giro di sole tre stagioni. 

CALZINI ROZZI – Anni luce prima della querelle Vucinic-Guarin, i contratti «si firmavano sui tovaglioli del bar». Perché è una questione di stile e di amore per il football. I calciatori? «Brutta razza». E via di ritiro punitivo nel bel mezzo della settimana per preparare il big match. I capelli dei calciatori? Preferibilmente corti. Gli allenatori? Siano aziendalisti. Capita così di cambiare 4 allenatori in pochi mesi (Pisa 1979-1980) o di esonerare dopo le perplessità ricevute dal tecnico circa la qualità della rosa. Di rovescio, invece, atteggiamenti protettivi, da buon padre di famiglia: Rozzi in persona si presentò alla famiglia Bellotto per convincerlo a venire ad Ascoli, assicurando di potersi fidare di lui. Tra le lacrime generali Bellotto si convinse, senza mai pentirsene, per quello che i giornali etichettarono bonariamente come “Il ratto di Camposampiero”. Scegliere gli uomini ancor prima dei calciatori, l’aspetto umano sopra ogni cosa. E affidarsi alla fede e alla scaramanzia, arma necessaria dell’inventario, ma anche un pizzico di sana follia: Massimino sovente si trovava dietro la porta avversaria per predire sinistri presagi al portiere ospite (“ammuccati ‘sta puppetta”), Rozzi e Anconetani spargevano sull’erba chili e chili di sale per aumentare la propria zona di comfort. Ma più di ogni altra cosa, affidarsi completamente alle mani divine: Anconetani si autodefiniva un ‘vescovo mancato’ e talvolta in tutti e tre i presidenti i pellegrinaggi verso i Santuari potevano essere utili per propiziare i campionati successivi.

COMPRERO’ QUESTO AMALGAMA – Esseri umani ancor prima che presidenti,  comunicatori con una vena bizzarra esternata in diversi modi, che siano strafalcioni linguistici o prospetti quantomeno utopistici. Si ricordi il progetto Pisorno (unione di Pisa e Livorno in ambito calcistico), bocciato nei fatti dalla contestazione delle due tifoserie.  Anconetani fu l’unico presidente, dopo Berlusconi, ad avere un panorama di rilievo nelle reti televisive private, essendo de facto co-conduttore televisivo di “Parliamo con Romeo“, trasmissione televisiva di 50 canale, agli albori degli uffici stampa, delle video-chat, degli #ask su Twitter. Rozzi era presenza fissa del Processo del Lunedì, ove sovente era solito commentare con tenacia e schiettezza i fatti del calcio italiano. Vere e proprie icone di un’epoca, regalando ai posteri del commento televisivo perle di un’Italia che non c’è più, tra le citazioni simil-andreottiane di Massimino (C’è chi può e chi non può, io può) e i propositi di Rozzi, che intimava ai suoi di arrivare prima della Fiorentina, nel frattempo passata sotto la guida dell’ex Carlo Mazzone, per diversi anni alla guida dell’Ascoli. Presidenti in grado di piangere dopo una sconfitta, ma il tutto sempre preposto al rispetto e all’attaccamento alla maglia e ai colori sociali. Prima del mecenatismo, il bene comune: prima dei contratti stipendiati a più zeri, l’interesse generale. Per continuare a esistere, non solo come fatto sportivo, ma anche sociale, per dare lo slancio alla provincia italiana rimasta in disparte dopo il boom economico, per dare un seguito alla favola. 

  

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