2012
I cambi di Stramaccioni: culmine della gara perfetta
Quante volte si indica nella mancata o errata lettura della partita in corso d’opera il limite più grande di un allenatore? Bravo sì, preparato tatticamente ma scadente nelle decisioni a gara iniziata. Un esempio che racconta il contrario è rintracciabile nella partita clou dell’ultimo turno di campionato, la sfida tra Juventus ed Inter che ha lanciato definitivamente le ambizioni di vertice del club nerazzurro. Analizziamo nel dettaglio la speciale partita di Andrea Stramaccioni.
L’IMPOSTAZIONE DELLA GARA – L’assetto iniziale dice tanto: 3-4-3 con tre attaccanti veri, tutti troppo in forma e complementari per potersene privare di uno. Parte da qui la strepitosa vittoria dell’Inter di Stramaccioni sul campo della Juventus di Conte, imbattuta da ben 48 partite. Milito è letale in fase conclusiva, Cassano vive un periodo di forma brillante e Palacio è quell’attaccante totale in grado di fare la differenza. La scelta delle tre punte ha inevitabilmente richiesto un sacrificio straordinario ai due mediani, Gargano e Cambiasso, in inferiorità numerica soltanto sulla carta rispetto alla mediana a tre bianconera. La chiave di svolta in un’analisi fredda sembra essere proprio la prestazione strepitosa dei due mediani sudamericani, la cui corsa senza soluzione di sosta ha contemporaneamente coperto la difesa a tre di Stramaccioni ed agevolato il pressing alto avviato in prima battuta dal lavoro dei tre attaccanti. I due laterali hanno completato l’opera: Zanetti commovente in contenimento su un Asamoah più giovane di 15 anni, Nagatomo ha asfaltato Lichtsteiner prima e Caceres poi.
IL PRIMO CAMBIO: GUARIN PER CASSANO – Sul punteggio di 1-1, e dopo aver già recuperato il risultato dallo sfavorevole episodio del gol irregolare assegnato alla Juve, Stramaccioni al 70° minuto percepisce che è tempo di dare fosforo ad una mediana stremata dall’extra-lavoro ed è lucido nel rinunciare all’attaccante meno solido sotto il profilo della tenuta fisica, Antonio Cassano. Entra Fredy Guarin e spacca definitivamente la partita: Cambiasso e Gargano ora possono appoggiarsi su un centrocampista fresco che può fare la differenza. Conte ha già dovuto utilizzare due cambi e non può sprecarne un altro, la mediana nerazzurra dunque gode di un giocatore più fresco nella fase decisiva della gara, un mediano abile sia in copertura che nell’inserimento e nella conclusione dalla distanza. E’ proprio un suo bolide che – ribattuto prima da Buffon e poi da Milito in tap-in – regala il vantaggio agli ospiti.
IL SECONDO CAMBIO: MUDINGAYI PER MILITO – Dopo dieci minuti, ed in svantaggio dopo il raddoppio di Milito, Conte passa alle tre punte con l’inserimento di Quagliarella in luogo di Caceres e con Giovinco che si colloca nel ruolo di trequartista. Stramaccioni si rivela ancora oltremodo lucido: dentro Mudingayi da schermo della difesa, tra le linee per marcare ad uomo Giovinco. Funziona così quando tra gli avversari c’è il trequartista, come accaduto a Bologna contro Diamanti quando fu 3-5-2 con Mudingayi in luogo di Cassano dal primo minuto. Ma la lucidità della scelta non si limita a ciò: ad essere richiamato in panchina è il protagonista della gara, quel Diego Milito autore di una doppietta ma praticamente stremato. A sorpresa resta in campo Palacio, le cui caratteristiche totali vogliono essere sfruttate dal tecnico nel particolare finale di gara in cui l’Inter avrebbe avuto a disposizione soltanto il contropiede. Detto, fatto. L’Inter chiude la partita proprio con Palacio, proprio in contropiede. Apogeo di una gara perfetta. La particolare gara di Andrea Stramaccioni lancia lui e la sua Inter verso una stagione da protagonista, giù la maschera, ora arriva l’esame della personalità: la banda Inter ed il suo condottiero sono chiamati a reggere la pressione di una stagione al di sopra delle aspettative di una outsider qualunque.