2018

Higuain e le finali: l’essere sempre dalla parte sbagliata della storia

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Il braccino corto di Gonzalo Higuain preoccupa la Juventus. Napoli e Argentina hanno provato sulla propria pelle i flop dell’attaccante nelle occasioni importanti

«Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore» cantava De Gregori. Ed è quello che, forse, avrà pensato Gonzalo Higuain quando ha visto la palla stamparsi sulla traversa con Lloris immobile martedì sera. Il rapporto del Pipita con le occasioni importanti se non decisive, è complesso. Quando ha fallito il rigore contro il Tottenham, il punteggio era sul 2-1 con la possibilità di mettere un macigno sulla qualificazione ai quarti di Champions. Invece Higuain, come molte altre volte, ha fallito in quello che gli riesce meglio: fare gol. Basandosi sui freddi numeri notiamo che sono solo quattro i gol realizzati in dodici finali giocate, ma soprattutto zero con l’Argentina, in due finali di Copa America ed in una dei Mondiali e zero con la Juventus. I quattro gol, a dire il vero, sono arrivati tutti in Supercoppa, spagnola ed italiana, finali che dobbiamo necessariamente considerare di secondo piano.

Il padre di tutti gli errori di Higuain è sicuramente quello nella finale dei Mondiali 2014 dove a porta spalancata mette a lato consegnando di fatto la coppa del Mondo alla Germania. Tecnicamente non è l’errore peggiore di Higuain in una finale, ma è sicuramente l’errore peggiore dell’argentino nella finale più importante della sua vita. Non esiste per un calciatore una finale più importante di quella che decide la Coppa del Mondo di Calcio ed è logico ipotizzare che Higuain non avrà mai più un’occasione così netta in una partita ugualmente importante. Il male che gli ha fatto perdere quattro finali consecutive, diventando protagonista in negativo, solo lui lo sa. Un anno dopo i mondiali brasiliani, Higuain ha di nuovo una grande occasione nella finale di Copa America contro il Cile: cross rasoterra da parte di Lavezzi e Higuain che in spaccata manda di nuovo a lato a porta sguarnita. Il cronometro segnava 91 minuti e 46 secondi e se quella palla fosse entrata l’Argentina avrebbe alzato il trofeo, liberando Messi da una maledizione e permettendo al giocatore più forte del mondo di venire a patti col suo popolo.

La partita scivolò ai rigori, dove l’attaccante bianconero sparò alto il tiro dal dischetto. Cile campione e Argentina delusa dal suo numero 9. Solo poche settimane prima Higuain aveva calciato un rigore contro la Lazio, in una partita che non era nominalmente una finale, ma che serviva a stabilire chi avrebbe disputato i preliminari di Champions League l’anno successivo, e l’aveva sbagliato più o meno allo stesso modo.Questi due errori in serie, uniti a quello decisivo nel recupero fanno sprofondare Higuain in una profonda crisi, dove arriva persino ad affermare di «non aver dormito per giorni». Dopo la straordinaria stagione al Napoli, con il record di 36 gol segnati in Serie A, un record che potrebbe durare per secoli, si presenta di nuovo in finale di Copa America, di nuovo contro il Cile. É l’estate del 2016, ha messo dietro di sè tutti gli attaccanti argentini, ha la fiducia del mondo intero ma di nuovo sbaglia malamente a tu per tu contro il portiere cileno, indirizzando la palla sul palo. Copa America che, manco a dirlo, solleverà il Cile ai rigori. Sembra che il Pipita si trovi sempre dalla parte sbagliata della storia. Cerca ancora un punto di svolta per cancellare la sovrastruttura che accompagna la nomea di bomber implacabile, incapace però di essere decisivo quando conta. Come a Cardiff, come contro il Tottenham, anche la Juventus sta scoprendo questo lato di Gonzalo Higuain.

 

 

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