2016
Higuain, Dybala e la rivoluzione
Il Napoli, la Juventus ed i suoi rivoluzionari
Napoli e Juventus vincono ancora e sono le uniche due a farlo tra le prime cinque forze del campionato: l’Inter frena a Bergamo e salva la faccia grazie ai miracoli di Handanovic, la Fiorentina perde male sul campo del Milan e lascia terreno tra sé e le prime due realtà della classifica, la Roma del neo allenatore Spalletti è in piena crisi strutturale, di gioco e risultati, fermata in casa propria dal fanalino di coda Verona.
LA RIVOLUZIONE DI HIGUAIN – La doppietta rifilata al Sassuolo lo ha portato dritto a quota 20, che in altrettanti turni di Serie A rende la pazzesca media di una rete a partita: nessuno prima nella storia del calcio italiano, a questo punto della stagione, aveva segnato così tanto. Gonzalo Higuain, quando manca ancora metà campionato, ha già battuto sé stesso: 17 gol nella stagione d’esordio, 18 nella seconda con la maglia del Napoli. Ha nel mirino lo storico primato di Nordahl (35) ed è attualmente il più prolifico bomber d’Europa: nessuno, da Neymar a Suarez passando per Messi, Ronaldo ed Ibra ha segnato quanto lui. Ed è nel posto giusto per fare la rivoluzione: a Napoli ha vinto soltanto un tale Diego Armando Maradona, suo glorioso quanto scomodo connazionale ed Il Rivoluzionario per eccellenza, trionfare nella terra che ha sublimato il mito del Pibe de Oro gli renderebbe d’un tratto quanto ancora non gli è riuscito in carriera. Ossia la ragione per cui si è trasferito dal Real Madrid al Napoli: essere l’artefice del proprio destino e non il comprimario di una stella che lo offuscasse. Per rischiare quel che ha rischiato El Pipita devi avere qualcosa dentro, quel fuoco che non ti consente di restartene comodo e lasciar scorrere la tua carriera dove è più agevole farlo, pena però quella di essere poi soltanto parzialmente ricordato. Ed amato.
LA RIVOLUZIONE DI DYBALA – Qualcosa dentro, evidentemente, deve avere anche questo ragazzino del 1993. Riportiamo il calendario indietro, è la seconda giornata di campionato, per l’esattezza il postpartita di Roma-Juventus, ed il glorioso capitano bianconero Gianluigi Buffon risponde così al sottoscritto nella mixed zone dell’Olimpico: “Sono arrivati tanti calciatori di altissimo livello ma ancora giovani, è una fase di transizione e dobbiamo essere in grado di viverla. La Juventus vincerà spesso nei prossimi cinque o sei anni, magari senza me ma lo farà ancora perché è nella sua natura. Se servirà aspettare lo si farà, ma senza perdere di vista l’occasione di toglierci soddisfazioni già nel presente”. Parole chiave: transizione, futuro, aspettare. Parole chiave e chiare. Peraltro confermate dal balbettante seguito di campionato vissuto dalla Juventus: difficoltà ad ingranare la marcia, a trovare continuità, ad essere Juve. Tutto dunque lascia pensare ad una sacrosanta stagione di transizione: dopo quattro titoli consecutivi, la finale di Champions League e gli scossoni estivi di calciomercato non solo ci può stare ma ci deve stare. La risposta di Gigi Buffon però, non a caso, termina con una parolina lasciata lì: presente. Tra ieri e domani si è prepotentemente inserito l’oggi e l’oggi bianconero si chiama Paulo Dybala: non si è arreso ad una stagione di transizione, non ha accettato l’idea che potesse accadere, non ha tollerato di perdere un anno della sua carriera. Ed allora, proprio nel momento in cui c’era fondamentalmente da scegliere chi essere, ha suonato la carica e trainato tutti. Ha acceso la scintilla che serviva ai senatori per sentirsi ancora tale e dettare la via, ha spiegato a tutti – sul campo – che se il passato è stato bello il presente avrebbe potuto esserlo parimenti.
LA SFIDA E’ SERVITA – Non sarebbe corretto in fase di analisi tagliare fuori dal discorso scudetto le altre concorrenti: in primis l’Inter, a cui va quantomeno concesso il beneficio del dubbio. Peraltro in un campionato che ha già dimostrato di vivere di ribaltoni. Fatta debita premessa, Higuain e Dybala si incastrano in squadre al momento perfettamente funzionanti: Sarri, altro rivoluzionario mica da ridere, ha garantito organizzazione al suo Napoli. Un miracolo, considerando l’ultimo biennio. Il prossimo passo sarà quello di non farlo tremare, di abituarlo alle vertigini d’alta classifica, ed in tal senso l’avvio di gara con il Sassuolo fa rima con quello di Bologna e non è ben promettente. Del resto, Sarri dovrà prima abituare sé stesso. Ve la sentite di escludere l’ipotesi? Problemi che la Juventus non ha: in altissima classifica è nata per viverci. Bianconeri che avranno però quesiti a cui rispondere: nel momento chiave della stagione peserà di non poter contare su chi è stato assoluto protagonista dei recenti successi ed ora non c’è più? Mettetevi comodi, la sfida è appena iniziata.