Harakiri Francia: disastro iniziato con la Germania - Calcio News 24
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2016

Harakiri Francia: disastro iniziato con la Germania

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Epilogo clamoroso a Saint-Denis: francesi sconfitti su ogni piano

L’incredibile epilogo di Saint-Denis con la Francia sconfitta nel suo tempio dal meno quotato Portogallo non può passare come una pagina di calcio quotidiana, un incidente di percorso o una storia di maledizione – da una parte – e fiabesca dall’altra. I centoventi minuti dello Stade de France sono innanzitutto l’harakiri di una nazionale, verrebbe da dire di un popolo per tutto quanto accaduto nella recente attualità.

LA RISPOSTA FRANCESE – La cronaca degli ultimi mesi la conoscete un po’ tutti: Francia, Parigi nello specifico, centro del terrorismo internazionale, popolazione sotto l’assedio di una paura troppo oscura e totalizzante da poter essere controllata. Ora vi chiederete cosa abbia a che fare il calcio con dinamiche palesemente più rilevanti di un pallone rotolante: certo, tutto vero, al netto della circostanza per cui l’organizzazione del campionato europeo si è imposta come la prima reale risposta al tutto. Tradotto: la Francia, portando a termine con grande abilità l’evoluzione di un evento continentale così diffuso, ha raccontato al mondo – se non di aver paura – di potercela fare. Di poterne uscire. Vincere Euro 2016 poi, con una generazione di grandi talenti a disposizione, avrebbe aggiunto al tutto quella impagabile sensazione di riscatto.

MA NON E’ ANDATA COSI’ – Dei vincitori parleremo in un successivo approfondimento: di solito chi alza la coppa si prende anche la scena della critica, vero, ma in questo caso l’autogol è talmente rumoroso da guadagnarsi le primissime pagine. Il disastro generale della Francia di Didier Deschamps è paradossalmente iniziato tre giorni prima al Velodrome di Marsiglia: battuti i campioni del mondo, ma con una prestazione che agli occhi più attenti aveva aperto la strada a più di un dubbio. La tela di passaggi tedesca non aveva lasciato scampo ai centrocampisti francesi, incapaci di reagire sia sotto il profilo dell’interdizione che con la qualità dei propri mezzi individuali. Alla Germania è mancato soltanto un centravanti in grado di finalizzare almeno una parte di tanta creazione di squadra: la sensazione lasciata in eredità dunque – quella che la Francia avesse vinto per via di episodi, su tutti il rigore gentilmente regalato dall’esperto Schweinsteiger – era più che giusta, vista poi la poco convinta prestazione offerta nella finalissima di Saint-Denis.

MA I SINGOLI? – Il mediocre livello di una Francia, che avrebbe invece dovuto aggredire una partita giocata in casa e con il ruolo della strafavorita, è stato figlio anche della carenza di personalità che i suoi calciatori più rappresentativi avrebbero dovuto immettere sul campo. Paul Pogba sparito dalla finale: mai uno spunto dei suoi, poca presenza in mediana, lì dove il Portogallo pur senza strafare ha acquisito strada facendo quella territorialità che gli ha permesso di giungere fino alla fine. Venuti meno anche Griezmann e Payet – mattatori, in tempi perfettamente alternati, dell’Europeo francese – il piatto è stato servito: la Francia non ha capitalizzato le occasioni a disposizione e nell’epilogo ha pagato il suo punto debole, la tenuta difensiva. Prima delle semifinale aveva affrontato realtà tutte decisamente alla portata: in ordine Romania, Albania, Svizzera, Irlanda ed Islanda. Con la Germania ha vinto e non convinto, con il Portogallo – senza Ronaldo – ha tramutato una formalità in un incubo. I francesi hanno perso da polli e così fa ancor più male.

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