2015

Guida alla Coppa d’Asia 2015

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Un po’ di cose da sapere sulla AFC Asian Cup di Asutralia 2015

STORIA E REGOLAMENTO – E’ iniziata da pochi giorni la sedicesima edizione della AFC Asian Cup, che in Italia chiamiamo più comunemente Coppa d’Asia. Quest’anno il torneo si sta svolgendo in Australia dal 9 al 31 gennaio, giorno della finalissima che si terrà a Sydney allo Stadium Australia, vale a dire quello che un tempo era il più grande impianto olimpico mai realizzato con la sua capienza da centodiecimila posti a sedere, poi ridotti con la ristrutturazione del 2003. La formula del torneo ricorda quella degli Europei, si affrontano sedici squadre provenienti dalle qualificazioni (quindici più la vincitrice della AFC Challenge Cup dedicata alle cosiddette nazioni emergenti) prima in una fase a gruppi con gare di sola andata e poi gare secche dai quarti in poi. L’ultima edizione della Coppa d’Asia ha sorriso in maniera particolare all’Italia, Alberto Zaccheroni fu il primo italiano nel 2011 ad alzare un trofeo da ct di una nazionale estera quando il suo Giappone sconfisse a Doha l’Australia per uno a zero. Il Giappone tra l’altro è la nazione ad aver trionfato più volte, ben quattro, seguita da Iran e Arabia Saudita a 3, Sud Corea a 2 e ferme a uno Iraq, Israele e Kuwait. L’Australia è ancora a zero perché fino al 2006 non era affiliata alla AFC bensì alla OFC in Oceania.

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LE FAVORITE – Senza ombra di dubbio la nazionale favorita è l’Australia. Reduce da un mondiale non così disastroso come testimoniano i risultati, i Socceroos possono contare su un bel gruppo di giocatori capeggiati dal veterano Tim Cahill: Postecoglou ha un gruppo di giovani e di giocatori d’esperienza e soprattutto è riuscito a chiamare qualche stella della Hyundayi League. Dopo l’Australia la nazionale più pericolosa sembra il Giappone, anch’egli non brillante a Brasile 2014 ma rifondato dopo la gestione Zaccheroni. Javier Aguirre può contare sugli “italiani” Nagatomo e Honda e su un blocco proveniente dalla Bundesliga, oltre a una folta schiera di giocatori del campionato indigeno, ma ciò che colpisce dei nipponici è l’età media particolarmente bassa: solo in tre hanno più di 30 anni. Tra le favorite poi abbiamo anche l’Iran, che in molti hanno apprezzato – e perché no, amato – durante i Mondiali. La squadra di Queiroz abbina uno strapotere fisico impressionante a una buona tecnica di base e in questo va dato merito al portoghese, abile a scovare molti oriundi come Reza Ghoochannejhad, lo ricorderete ultimo dei Mohicani in Brasile nell’attacco iraniano contro le corazzate avversarie. Non brilla come qualche anno fa ma attenzione anche alla Corea del Sud, l’epoca d’oro dei mondiali casalinghi sembra svanita ma Stielike ha qualche elemento dalla Bundesliga (campionato europeo più rappresentato) da tenere d’occhio.

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FATE ATTENZIONE AGLI UNDERDOG – Non parte in rampa di lancio perché non ha una tradizione calcistica favorevole, ma la nazionale cinese potrebbe recitare un ruolo più nobile di quello della comparsa in questa Asian Cup. Formata solo da giocatori militanti nel campionato indigeno, la formazione di Alain Perrin sfrutta un’età media spaventosamente bassa e un movimento calcistico in costante crescita. Fate attenzione pure all’Uzbekistan, la nazionale di Mirjalol Qosimov è nel gruppo coi cinesi e entrambe le compagini hanno vinto all’esordio. Gli uzbeki sono perlopiù giocatori sconosciuti al pubblico di massa ma in Uzbekistan negli ultimi anni il calcio si sta sviluppando in maniera decisa, basti pensare al blasone che ricoprono le squadre di Tashkent. Buttate un occhio anche sugli Emirati Arabi Uniti, saranno una nazionale venuta fuori solo di recente ma in Medio Oriente al calcio hanno incominciato a tenerci abbastanza e anche qui ci sono giocatori interessanti – che il calcio sia un fenomeno recente è testimoniato anche dal fatto che nella rosa selezionata da Mahdi Ali e completamente proveniente dalla UAE Pro League ci siano solo tre giocatori nati prima del 1989. Anche se non sembra poter andare molto lontano una menzione speciale la merita anche la Palestina, alla sua prima apparizione in un torneo del genere. E’ l’unica esordiente in questa competizione che su sedici squadre ha ricalcato per quattordici sedicesimi le partecipanti di Qatar 2011: oltre alla Palestina l’Oman era assente quattro anni fa. Attenzione pure al Bahrain, che non è solo Formula Uno ma ha una difesa solida e potrebbe sorprendere.

5 GIOCATORI DA TENERE D’OCCHIO – Partiamo dall’attuale capocannoniere della Asian Cup, dopo la prima partita è Ahmed Khalil a guidare la classifica dei bomber con due gol. La punta degli EAU è un classe 1991 che gioca nel campionato emiratino nell’Al-Ahli dove forma un bel trio in avanti assieme a Luis Jimenez e Grafite. Khalil ha il senso del gol ed è pure giovane, potrebbe essere un buon prospetto per le leghe europee. Un’altra punta da segnarsi sul taccuino è Sardar Azmoun del Rubin Kazan, selezionata da Queiroz per questa Coppa d’Asia nonostante in nazionale non sia titolare e abbia compiuto 20 anni a Capodanno; rispetto a Khalil è più tecnico e può svariare sul fronte d’attacco. Per la difesa spostiamoci in Iraq dove gioca il “Gareth Bale asiatico” Ali Adnan, seguito in estate dalla Roma: esterno sinistro, Adnan gioca in Turchia nel Rizespor ed è un ’93, ragion per cui ci sono molti motivi per investire su di lui come ha fatto il ct Radhi Shenaishil, il quale lo schiera praticamente sempre. E’ un classe 1990 ma ha già più di 60 partite in nazionale il polivalente Ehsan Hajsafi, pedina insostituibile dell’Iran di Queiroz: Hajsafi principalmente è un mediano ma non è raro vederlo giocare sugli esterni, sia offensivi che difensivi. Non ha un gran senso del gol invero, ma è un giocatore duttile e preziosissimo sia per la nazionale che per il Sepahan, dove ovviamente è titolare indiscusso. Se siete osservatori a caccia di occasioni allora vi potrebbe interessare pure Tommy Oar, altro centrocampista di belle speranze. E’ australiano e gioca già in Europa, all’Utrecht, fateci un pensierino.

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