2014

Attaccante salentino, te lu munnu cittadino

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Ritratto di Graziano Pellé: la sua storia, i suoi gol e il suo straordinario momento di forma

GRAZIANO PELLE’ – Da San Cesario di Lecce a Southampton ci sono 2336 chilometri, che si possono percorrere comodamente in auto impiegando la bellezza di ventitré ore e mezzo, ovviamente senza soste se non quella per il traghetto. La sostanza cambia poco se come destinazione invece del Regno Unito scegliamo Rotterdam: i chilometri diventano 2080 e le ore di viaggio solamente venti. Siamo praticamente in due parti diverse d’Europa, sia per stili di vita che per paesaggi o per culture. Cos’è che accomuna però il Salento al sud dell’Inghilterra e alla Zuid-Holland? La risposta è molto meno difficile di quanto pensiate: si tratta di Graziano Pellè, attaccante salentino classe 1985 e probabilmente la miglior prima punta italiana in circolazione al momento, anche se nessuno sembra essersene accorto.

CITTADINO DEL MONDO – La carriera di Pellè è una delle più particolari che la storia recente ricordi, almeno per un normale calciatore italiano. E’ cresciuto nella squadra della sua città, il Lecce, dove ha vinto molto a livello di giovanili e ha pure esordito in A prima del pellegrinaggio inevitabile per un 20enne nelle leghe minori. E’ ancora grezzo però, è una prima punta altissima che ha una discreta tecnica e fa del gioco aereo il suo pane quotidiano; in una stagione e mezzo in Serie B segna sedici gol e soprattutto al Mondiale under 20 in Olanda è uno dei pochi a incantare. Proprio l’Olanda è il suo futuro perché durante la rassegna nientedimeno che Louis van Gaal rimane abbacinato dalla fisicità di questo centravanti, capace di irridere gli avversari con un rigore a cucchiaio durante la cinica lotteria dei penalty. A 22 anni Graziano Pellè sbarca dunque ad Alkmaar all’AZ, tutt’altro mondo rispetto a Lecce o Cesena o Catania, dove ha giocato finora. E’ un salto importante e forse Pellè non lo sfrutta a dovere, rimanendo un’incompiuta in tutte le quattro stagioni in biancorosso. Van Gaal gli dà fiducia nel suo 4-2-4 ma segna poco, sebbene giochi tantissimo, e bene, per la squadra. Nel 2008-09 però vince il suo primo campionato, un’Eredivisie con l’AZ che vale più di ogni altra cosa.

LE RADICI CA TIENI – E’ un attaccante maturato e ormai forte Pellè, anche se la butta dentro poche volte e, stando al luogo comune che vuole l’Eredivisie una lega dalle difese alquanto ballerine, non arrivare in doppia cifra in Olanda è sintomo di scarse capacità finalizzative. Eppure la tecnica c’è e nemmeno gioca fuori ruolo, però forse pecca ancora di gioventù, come molti giocatori italiani che vengono fuori da giovani ma che per confermarsi devono aspettare qualche primavera. La consacrazione potrebbe arrivare col ritorno in Italia a Parma, ma lì segna solo un gol al suo Lecce e niente più prima di un prestito alla Sampdoria con cui arriva in Serie A. L’Italia non fa per lui, nelle sue vene scorre sangue salentino ma ormai è abituato al calcio del nord Europa e quindi quando Ronald Koeman, che lo aveva valorizzato già all’AZ, lo chiama di nuovo in Eredivisie al Feyenoord, Pellè non si lascia scappare l’occasione e in men che non si dica è già al De Kuip. Qui però la storia cambia, perché il Feyenoord di Koeman è una macchina da guerra dalla metà campo in su, con ragazzini terribili dalla tecnica incredibili ma manca solo un finalizzatore, un centravanti. Come sempre la risposta è Pellè.

IL TONI DI ROTTERDAM – Al Feyenoord arriva in prestito ma il trasferimento a titolo temporaneo dura solo sei mesi, i biancorossi decidono di riscattarlo a gennaio per tre milioni grazie alle sue incredibili doti realizzative. Alto, bello e con il tipico aspetto da immigrato italiano, Pellè conquista i cuori dei fan dello Stadionclub con la bellezza di cinquantacinque gol in sessantasei incontri spalmati su due stagioni. Segna in qualsiasi modo, che sia di testa o di destro o di sinistro. E’ un’ariete ma ha finezza da vendere quando tocca palla, riesce a fare il regista della squadra giocando in attacco e sui contrasti aerei è fenomenale. In Olanda lo amano, tanto che la sua capigliatura diviene la più imitata al De Kuip. C’è chi lo accosta a Luca Toni, entrambi attaccanti che di italiano hanno poco visto che sembrano più norvegesi o olandesi: non ci potrebbe essere paragone migliore perché si tratta di due punte prolifiche al limite dell’umano e straordinariamente efficienti. In Italia il nome di Pellè viene sussurrato, convinti di avere nel nostro campionato punte migliori. Altro luogo comune sbagliato: i giocatori che vanno fuori dall’Italia non sono da Serie A. Poteva valere negli anni ’90, adesso purtroppo non più.

DALLA PELLE’ AL CUORE – In Olanda diventa Grasziano Pelle, perché la Z è complicata da pronunciare e degli accenti non ne parliamo nemmeno. Nonostante tutte le storpiature del caso Koeman riesce a trasformarlo da brutto anatroccolo a bellissimo cigno, metafora quantomai abusata ma comunque calzante in questa circostanza. In una squadra dove la qualità è la prerogativa più importante, Pellè dice la sua e segna gol a raffica. Normale poi che, quando Rambo si trasferisce al Southampton, voglia con sé il fido scudiero salentino. Ed eccoci ai giorni nostri, estate del 2014: con il calcio italiano in crisi semi-irreversibile, è il Southampton a prendersi Pellè e a farlo diventare uno degli italiani più pagati valutandolo ben undici milioni di euro. In Inghilterra storcono il naso, ma lo raddrizzano dopo averlo visto giocare. Orfani di Lambert i tifosi dei Saints impiegano solo 5 gare per amarlo: anche in Premier inizia col botto e dimostra di essere un capocannoniere, e qui le difese non sono poi così tanto male.

NAZIONALE SENZA FILTRO – Ammesso e non concesso che il Southampton sia una bella squadra, perché ha giocatori del calibro di Clyne o Tadic che in Italia ci possiamo solo sognare; passi che Koeman ha praticamente modellato la squadra su di lui, la domanda sorge spontanea: perché in Italia nessuno se lo fila? Un po’ sta anche nel carattere dello stesso Pellè, che in alcune interviste ha sparato a zero sul calcio italiano e la mancanza di meritocrazia – senza nemmeno avere tutti i torti, ben inteso – ma molto nella cecità dei nostri ds. Pellè è il miglior centravanti italiano adesso, diciamocela tutta, solo che non fa le bizze e non ha flirt particolari perché altrimenti di lui sentiremmo parlare un po’ di più. Dopo aver girato mezza Europa, Graziano Pellè deve avere dei riconoscimenti anche in patria perché se li merita e perché è un professionista serio e un giocatore calcisticamente intelligente, come nemmeno siamo abituati a vedere. Antonio Conte, salentino come lui, non è uno sprovveduto: anche se Pellè ha 29 anni non può non essere convocato in nazionale. 

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