Serie A

Gravina: «Bisogna salvare il calcio. Mancini? Non posso competere con i club»

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Gabriele Gravina ha parlato delle difficoltà economiche che sta trovando il calcio italiano in questo momento di pandemia da Covid-19

Gabriele Gravina, presidente della FIGC, in una lunga intervista al Corriere dello Sport ha parlato delle difficoltà economiche del calcio italiano in questo periodo di pandemia da Covid-19. Tra gli argomenti trattati, anche il rinnovo di Roberto Mancini con la Nazionale.

AIUTARE IL CALCIO – «Qui si tratta di salvare il calcio. Spostare il termine al 16 febbraio? L’unica possibilità è un accordo bilaterale per la dilazione, di fronte al quale la FIGC può posticipare il termine. Ma non di tanto, altrimenti si finisce per svantaggiare chi ha pagato. Il che, anche sportivamente, sarebbe inaccettabile. Né UEFA né FIFA possono intervenire su negozi giuridici di natura privatistica, incardinati nell’ordinamento italiano. Neanche l’AIC avrebbe il potere di stringere accordi vincolanti tra le parti. La via è stretta e richiede una presa di coscienza collettiva da parte dell’intero movimento. Questo è il passaggio che ci attende se vogliamo salvaguardare il sistema. Il diritto pone la questione dell’impossibilità sopravvenuta della prestazione per eccessiva onerosità. Vuol dire che se io faccio un accordo con te su un’ipotesi di profitto ma quel profitto viene meno perché causa Covid perdo 600 milioni, quell’accordo è impossibile. Perciò va adeguato alla nuova realtà. Si tratta di evitare uno scontro di fronte al collegio arbitrale. Con un po’ di sensibilità. Come stanno facendo molte aziende con i dipendenti, il calcio deve avere questa consapevolezza». 

GOVERNO – «Cosa può fare? Prendere atto che questo sport finanzia le casse pubbliche versando 1,3 miliardi di tasse l’anno. Per ogni euro che riceve dallo Stato, il calcio ne restituisce 16,2. Non chiedo ristori, che pure sarebbero giusti ma che nessuno fin qui ha ricevuto. Ma almeno agevolazioni fiscali concrete. E poi riconoscimento della nostra dignità. Del ruolo sociale che svogliamo aggregando le comunità e valorizzando i giovani. E rispettando protocolli sanitari che ci costano decine di milioni di euro. Tutto a perdere. Perché qui non si tratta di fare profitti, di cui per ora non si vede neanche l’ombra ma di salvare un segmento dell’economia di mercato. E di dare un messaggio di speranza al Paese». 

MANCINI – «Farò di tutto di trattenere Mancini, ma non posso competere con le offerte dei club. Il c.t. deve scegliere l’azzurro con il cuore. Non ho motivo di dubitare che l’orgoglio nazionale sia per lui un grande valore. Mi ha detto: quando vuole ne parliamo. Ci sono tutte le condizioni per dare continuità a un progetto a medio-lungo termine». 

SENTENZA JUVENTUS-NAPOLI – «Il Collegio di Garanzia ha un ruolo ben chiaro nella giustizia sportiva. È la nostra Cassazione. Ma la Cassazione è un giudice di legittimità. Non dovrebbe entrare nel merito e entrare nel terzo grado di giudizio. Urge un chiarimento legislativo, per circoscrivere la giurisdizione. Altrimenti saremo costretti a ricorrere al Tar e poi al Consiglio di Stato contro le sentenze del Coni. Faccio notare che i pareri delle Asl erano due e di segno diverso. Ed erano stati giudicati da due giudizi federali di merito, che hanno ritenuto applicabile il protocollo. Ma non intendo discutere della sentenza. Io pongo un problema di funzionalità del sistema della giustizia italiana». 

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