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Papu Gomez al Monza: il sospiro di sollievo dell’Argentina

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Il Monza ha battuto un colpo importante in attacco dopo l’infortunio di Caprari: il Papu Gomez. Il focus sul 35enne dei brianzoli

La foto di Adriano Galliani con il Papu Gomez e la maglia del Monza numero 17 soddisfa almeno tre esigenze. Ed in quanto tale, è una di quelle immagini che lasciano un segno non banale all’interno della vita del club brianzolo (e non solo).

1) Il contributo di qualità. A 35 anni l’ex atalantino può ancora regalare scampoli della sua classe? La risposta è positiva, anche se – come sempre – il campo sarà giudice. Stiamo parlando comunque di un campione del mondo, che conosce come pochi altri la Serie A e che, anche nell’ultimo al Siviglia, è sceso comunque in campo 25 volte. Non male per una squadra di provincia come quella di Palladino, che ha finalmente una star alla quale ancorare sogni per ricevere in cambio colpi di genio.

2) Il regalo. I simboli contano, certo. L’arrivo del Papu proprio il 29 settembre, data del compleanno di Silvio Berlusconi, è un omaggio a un’idea di calcio che il patron del Monza ha proposto. Diciamo la verità: sarebbe stato divertente vedere come lo avrebbe presentato. E quali obiettivi, a quel punto, sarebbe andato a delineare.

3) Il finale. Il fatto che Gomez abbia trovato casa solleva anche il morale degli argentini. Che proprio non si capacitavano che un membro della Scaloneta, la squadra del Qatar, fosse entrato nel dimenticatoio. Lo ha scritto chiaramente Sergio Maffei su Olé recentemente, in un pezzo “intitolato Lo strano caso di Papu Gomez”: «A meno di un anno dalla realizzazione del sogno più sacro per ogni giocatore, a poco più di nove mesi da quando ha sollevato la coppa più preziosa insieme a un certo Lionel Andrés Messi, Alejandro Gómez non gioca, né ha un club, né sa cosa sarà del tuo futuro». Con la conseguenza che «oggi la sua realtà sembra molto più vicina a quella di un qualunque disoccupato che a 35 anni non riesce a elaborare la cosa più difficile per un giocatore: l’addio». E ancora: «Il Papu è sempre stato un giocatore felice e divertente. Sarebbe quindi innaturale che il suo pensionamento finisse per avvenire in un contesto triste, malinconico e solitario». L’operazione Monza ha impedito così un brutto finale a una carriera che merita, invece, di essere ancora all’altezza di ciò che è stata.

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