Quinta e sesta forza della classifica di Serie A, Sassuolo ed Atalanta vincono e divertono: ecco i fattori

Sono per distacco le due gradite novità di questa stagione: il Sassuolo ha 18 punti ed occupa con assoluto merito la quinta piazza della classifica di Serie A, appena dietro c’è l’Atalanta di Edy Reja che non fosse per qualche punto di troppo gettato nelle battute finali di alcune gare vanterebbe un posto in classifica ancor più clamoroso.

CAPOLAVORO ATALANTA – Il monte ingaggi complessivo dei bergamaschi assomma a 24.6 milioni di euro ed è il  quattordicesimo dell’intera Serie A: meno dell’Atalanta guadagnano i calciatori di Genoa, Chievo, Verona, Empoli, Frosinone e Carpi. La sessione estiva di calciomercato non aveva poi ben indirizzato i giudizi: le tanto discusse cessioni di Baselli e Zappacosta al più quotato (sulla carta) Torino hanno lasciato in eredità più di un dubbio. La società ha però rigato dritto per la sua strada: prima di tutto ricostruendo l’impianto centrale difensivo con gli ottimi innesti di Paletta e Toloi ed edificando quella che è attualmente la settima difesa del torneo, poi affidando la cabina di regia a quel De Roon che finora non ha sbagliato un colpo, infine (ma non per ultimo, aspetto invece fondamentale) confermando la fiducia ad un Reja che come pochi altri sa tradurre necessità in virtù.

IL MIX DI ESPERIENZA E GIOVENTU’ – Che l’Atalanta, oltre al bilancio, abbia da sempre avuto più di un occhio per la valorizzazione del suo settore giovanile è risaputo: riportare questo aspetto in campo a determinati livelli – e tramutarlo in un punto a favore – è discorso più complesso che nasconde pericolose insidie. L’Atalanta di Reja è invece proprio questo: Sportiello è oggi una garanzia della Serie A ma è allo stesso tempo un classe ’92 proveniente dal vivaio nerazzurro, così come lo è quell’Alberto Grassi (’95) che ha già totalizzato sette presenze da titolare sulle dieci gare finora disputate dai nerazzurri in campionato. Marteen De Roon è un ’91, Rafael Toloi un ’90, il resto lo fa l’esperienza di calciatori nella piena evoluzione della propria carriera – vedi gli esterni Moralez (’87) e Gomez (’88) che attualmente stanno facendo la differenza, 4 gol e 5 assist in totale per i due argentini, c’è il loro zampino in 8 dei 13 gol siglati dall’Atalanta, ben il 62% – o di quelli che oramai sono veri e propri riferimenti del mondo Atalanta (i vari Denis, Raimondi, Cigarini, Brivio, Stendardo e via discorrendo) sempre pronti quando chiamati in causa. Reja e il suo staff – importante il lavoro tattico del suo collaboratore Alberto Bollini – hanno il principale merito di aver rivitalizzato una squadra apparsa intristita sotto il profilo della qualità di gioco dall’era Colantuono.

APPLAUSI SASSUOLO – Da sballo. Da Reja (il più anziano tecnico della Serie A) a Di Francesco (più giovani di lui i soli Stellone e Sousa): palla a terra e pochi tocchi, il mantra di una squadra che in men che si dica punta a riversarsi nei pressi dell’area di rigore avversaria e fare male all’avversario con il talento a disposizione. Che non manca, altroché se non manca: di Berardi già si è detto tanto ed il pieno recupero fisico regalerà all’ottimo Di Francesco quella che è probabilmente la sua arma migliore, ma vogliamo discutere del gioiello di punizione calciato ieri da Sansone? Con la personalità di chi non sembra preoccuparsi più di tanto di aver affossato la Juventus. E delle ancora inespresse potenzialità di Defrel vogliamo parlarne? O dell’avvio di stagione di Floro Flores? Il tutto è reso evidenziabile dall’equilibrio generale: un traguardo/capolavoro firmato da Eusebio Di Francesco che non si è dato per vinto nei momenti più ardui della sua oramai quadriennale esperienza in nero verde, aspetto (quello dell’evoluzione dell’impianto) che gli permette di giocare a viso aperto contro qualsiasi avversario e tentare di imporgli la propria proposta calcistica. Il centrocampo funziona alla perfezione: inamovibili Missiroli e Magnanelli, a dargli vigore si alternano Duncan e Biondini, la difesa si è registrata al punto da essere la quinta d’Italia. Gli esami di maturità non finiscono mai, ma Atalanta e Sassuolo possono sorridere. Devono farlo.