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Giuseppe Rossi: «Il Villarreal è stata la squadra della mia vita, segnavo sempre»

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Ha avuto una carriera tormentata, pari a un talento che ha incantato molti quando la lunga sequenza degli infortunati lo ha lasciato in pace. Giuseppe Rossi è stato intervistato da SportWeek e l’addio al calcio gli permette di ricordare i tanti personaggi e momenti della carriera.
USA ’94 – «L’Italia di Arrigo Sacchi debutta al Giants Stadium, nel New Jersey, e purtroppo perde contro l’Irlanda. É la prima partita allo stadio con papà. In quell’occasione mi rendo conto della passione che c’è per l’Italia e inizio a sognare la maglia azzurra».
FERGUSON – «Mi viene in mente l’hairdryer. Non l’asciugacapelli inteso come oggetto, ma le sue leggendarie sfuriate. Una volta mi prende di mira e alla fine mi sostituisce. Esco a fine primo tempo frastornato dai suoi richiami, ma incoraggiato dai compagni. Poi la squadra segna 3 gol e penso: Ferguson ha ragione anche stavolta».
VILLARREAL – «Vado al Villarreal perché a Manchester mi sento chiuso tra Van Nistelrooy, Rooney e Cristiano Ronaldo. La scelta migliore della mia vita. Squadra reduce dalla semifinale di Champions e ambiziosa, calcio più tecnico e adatto alle mie caratteristiche: mi sembra di volare in campo. Segno alla prima partita con il Valencia e non mi fermo più. Tanto che in quegli anni, in Spagna, si dice: dopo Messi e Cristiano Ronaldo, c’è Pepito Rossi».
TENTAZIONE ARABIA – «No, anche perché per il momento mi sembra un calcio più comprato che di emozioni»
IL CALCIO USA É UNA SORPRESA – «No, perché il calcio negli Usa è da diversi anni che continua a crescere e sono convinto che la gente si appassionerà ancora di più grazie al Mondiale 2026. Intanto Messi all’Inter Miami sta generando tantissimo entusiasmo. In America il talento c’è e mi auguro che i Pulisic, Musah e Weah siano stati acquistati per le loro qualità e non solo per questioni di marketing».

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