2013
Giudizi ballerini, prima fenomeni ora brocchi: ecco due somme ambizioni per Conte
Tegola eliminazione per la Juventus, ma la leadership dell’allenatore è di elevatissimo spessore
CHAMPIONS LEAGUE JUVENTUS – Un’eliminazione che fa discutere, quello sì, ma che lascia più di un dubbio sulla eccessiva semplicità con la quale si rivoluzionano i giudizi in materia calcistica: dopo la sconfitta di Istanbul gli uomini di Conte sono tornati dei brocchi alla pari del post Firenze. Nel mezzo due mesi di super Juventus e i reverenziali elogi ad una squadra che non sbaglia un colpo.
LA LEADERSHIP DI CONTE E LA CAPACITA’ DI RIALZARSI – Che non sbaglia un colpo e che sa risollevarsi di fronte agli inevitabili cali di tensione che ogni stagione porta con sé: le velleità delle avversarie nazionali si sono incentrate sulla potenziale difficoltà che Antonio Conte avrebbe incontrato nel tentativo di mantenere le motivazioni a quel livello talmente elevato richiesto per riconfermarsi dopo due anni di successi. Per intenderci né alla Juve di Lippi né tantomeno a quella di Trapattoni riuscì l’impresa di vincere tre scudetti consecutivi, seppur alla guida di vere e proprie armate dal punto di vista tecnico come sotto il profilo atletico ed agonistico. Le quattro sberle di Firenze avevano rafforzato tali sensazioni ed anche chi vi scrive in questo momento ha ipotizzato in tal senso non una flessione quanto invece un’eventuale ammaccatura di qualche certezza acquisita sotto l’eccellente gestione Conte.
GLI ATTUALI SVILUPPI – Se tanto mi dà tanto è lecito supporre un copione strutturalmente inalterato: l’eliminazione subita nel girone di Champions League fa decisamente più male di una mera sconfitta in campionato perché ridimensionante degli obiettivi complessivi di crescita e di affermazione poi sul palcoscenico internazionale e – fattore da non tralasciare – perché assolutamente inattesa al momento della compilazione dei gironi stessi. La Juventus avrebbe dovuto controllare le operazioni piuttosto agevolmente – al netto del fattore per cui in Europa ogni minima disattenzione viene pagata a caro prezzo, fosse soltanto per il numero inferiore di partite a disposizione per recuperare – mentre invece si è andata con forza a cercare l’evento sfavorevole poi puntualmente accaduto nell’ultima partita della sua Champions League. Da sottoscrivere Conte: sfida della Turk Telekom Arena falsata sotto l’aspetto prettamente tecnico ma gara decisiva soltanto per colpe imputabili alla Juventus stessa. Analisi lucida ed imparziale. Copione inalterato, si diceva: la Juventus ha impresso un ritmo forsennato al campionato e gode della forza tecnica e caratteriale per rialzarsi in tutta fretta e senza ulteriori contraccolpi.
NON CAMBIANO LE STRATEGIE – Da troppe parti si è addirittura ipotizzato una smobilitazione in casa Juve: tanti interpreti scontenti per lo scarso impiego a loro riservato, calciomercato più attivo in uscita che in entrata a causa del ridimensionamento degli obiettivi. La sensazione personale è assolutamente differente: arduo leggere le strategie già improntate dalla dirigenza bianconera ma la convinzione è che le stesse non verranno modificate. In soldoni: se si è deciso di rafforzare la squadra lo si farà ugualmente, se la scelta è stata quella di lasciare invariato un organico già di per sé decisamente valido tale strada non verrà abbandonata. Le ragioni: la riconferma in terra nazionale con uno scudetto tutto da conquistare – valore della concorrenza più elevato rispetto alla scorsa stagione – rappresentano un forte punto di crescita anche rispetto al passato più glorioso della storia bianconera. L’altro motivo fondante: l’Europa League. E non perché la finale si disputerà in quel di Torino. Ma per il fatto che la Juventus è una squadra dal dna vincente alla pari delle ambizioni del suo allenatore e risulterebbe incomprensibile tralasciare una competizione internazionale. Al lavoro di Conte l’ardua sentenza.