2015
Giro di boa: la Serie A rispetto ad un anno fa
Termina il girone dandata della Serie A 2014-2015, ecco i primi bilanci: attivo record per la Sampdoria, nessuno peggio del Parma
Apparentemente, rispetto al giro di boa dello scorso campionato, nulla è cambiato nella nostra Serie A: Juventus prima e campione d’inverno, Roma diretta inseguitrice e Napoli terzo incomodo. Eppure, considerando il termine del girone d’andata da sempre foriero dei primi veritieri bilanci, qualche analisi da fare c’è.
I RAFFRONTI – Prima di tutto le statistiche pure. Ecco di seguito gli scarti registrati dai club della massima serie rispetto alla stessa situazione di classifica di un anno fa e dunque esattamente a metà campionato: Juventus (da 52 a 46: -6), Roma (da 44 a 41: -3), Napoli (da 42 a 33: -9), Sampdoria (da 21 a 33: +12), Lazio (da 24 a 31: +7), Fiorentina (da 37 a 30: -7), Genoa (da 23 a 28: +5), Milan (da 22 a 26: +4), Inter (da 32 a 26: -6), Palermo (da Serie B a 26), Sassuolo (da 17 a 25: +8), Udinese (da 20 a 24: +4), Torino (da 26 a 22: -4), Hellas Verona (da 32 a 21: -11), Atalanta (da 21 a 20: -1), Empoli (da Serie B a 19), Chievo Verona (da 17 a 18: +1), Cagliari (da 21 a 16: -5), Cesena (da Serie B a 9), Parma (da 26 a 9: -17).
ALTA CLASSIFICA – Il primo dato che balza all’occhio è quello di un campionato al momento più equilibrato rispetto al precedente: le prime tre forze della classifica sono tutte in passivo, colpisce il deficit del Napoli che – a causa del balbettante avvio di stagione figlio della disfatta di Bilbao – ha totalizzato ben nove punti in meno in relazione alla prima partenopea di Rafa Benitez. La Juventus ne perde sei ma attenzione, il parametro dell’ultima annata bianconera dell’era Conte rischia di non essere rappresentativo: il record dei 102 punti molto difficilmente sarà riscritto nel prossimo futuro. Le capitoline: di fatto stabile o giù di lì la Roma, è notevole lo scatto della Lazio che forte di nuove ambizioni può tornare nelle zone di classifica che le spettano. Con il Napoli male anche la Fiorentina: servono i gol, quelli che Mario Gomez sta facendo mancare. Fino a quel momento ci aveva pensato un Rossi in formato fuoriclasse. Applausi a scena aperta per il derby della Lanterna: nessuno meglio della Sampdoria del nuovo corso Ferrero, la crescita di dodici punti è il segnale inequivocabile della validità del progetto e di fatto del livello degli investimenti. Il Genoa ha leggermente rallentato negli ultimi turni ma è un fattore che non può invalidare quanto di buono realizzato da una gestione che ad oggi sta conducendo la squadra oltre il suo reale valore.
MEDIA CLASSIFICA – Sì, fa una certa sensazione ad aprire tale capitolo con le due milanesi: 36 scudetti, 10 Champions League e 7 Coppe Intercontinentali. Ma tant’è: ad oggi Milan ed Inter occupano ottavo e nono posto della classifica di Serie A ed è a questo dato che dobbiamo attenerci. Il Diavolo fa segnare un +4 che chiaramente non può soddisfare un ambiente sempre più scettico di fronte a criteri di gestione ritenuti non all’altezza di un consolidato blasone, i nerazzurri – complice l’avvicendamento in panchina e l’assestamento dei nuovi vertici societari – sono addirittura crollati rispetto al non già esaltante andamento di un anno fa. Ma in tal senso il ritorno di Mancini è più che una speranza. Palermo migliore realtà proveniente dalla serie cadetta, alle spalle della Samp l’attivo più alto lo fa segnare quel Sassuolo che se non esistessero i minuti di recupero si ritroverebbe proiettato ai piedi della zona Champions. Ma purtroppo per la banda Di Francesco l’overtime è parte di una gara e quel vizio compromettente va assolutamente scacciato. L’Udinese di Stramaccioni fa segnare un incoraggiante +4 che stando a quanto era emerso nelle prime battute della stagione lascia una punta d’amaro in bocca, il tanto contestato Torino è a quattro distanze dallo scorso cammino ma è nel girone di ritorno che un anno fa inserì il turbo per prendersi l’Europa. Ci riuscirà anche oggi? Passano inevitabilmente dal mercato diverse risposte.
BASSA CLASSIFICA – Peggio dell’Hellas Verona ha fatto soltanto il Parma: al precedente giro di boa gli uomini di Mandorlini erano in piena lotta per un posto al sole dell’Europa, oggi si narra di punti buoni per evitare la lotta salvezza. Dov’è la verità? Come spesso accade, nel mezzo: i gialloblu hanno perso velocità con le cessioni di Iturbe e Romulo e faticano a ritrovare le giuste coordinate. L’altra sponda di Verona conferma in pieno il leitmotiv della sua essenza: punto dopo punto – quest’anno uno in più – per restare nel calcio che conta. Stessa sorte per quell’Atalanta tanto discussa in questo torneo per la sua sterilità offensiva (peggior attacco della Serie A dopo il Chievo con 15 reti all’attivo) ma che ha saputo evitare la crisi quando tutto la lasciava ipotizzare, salvo poi ritornare su un certo livello di prestazioni. Dalla B sono arrivate – oltre al Palermo – Empoli e Cesena: i toscani hanno raccolto decisamente meno rispetto alla validità della proposta calcistica orchestrata da Sarri, si paga in tal senso la a dir poco scarsa vena realizzativa di bomber oramai attempati, mentre la società romagnola non ha onestamente allestito un organico in grado di competere per la salvezza. Restano Cagliari e Parma: lo sfizio Zeman non ha funzionato e i sardi hanno già cambiato allenatore, ora la speranza Zola per risollevare una squadra che un anno fa era 5 punti (quelli che mancano ora) al di sopra del terzultimo posto. Spetta agli uomini di Donadoni il passivo primario: un crollo senza arresto o un segnale che lasci ipotizzarlo. Caduta libera, tra avvicendamento in seno alla proprietà, punti di penalizzazione e frustrazione per l’Europa League svanita non sul campo ma per questioni che non riguardano chi sul campo ci scende con i tacchetti. Così è dura, forse troppo.