2015

Giovinco e quel carpe diem che sa di fuga

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Paperone del Canada, pur avendo dimostrato poco finora

Quando la Juventus lo ha richiamato alla base, riscattandone metà cartellino per 11 milioni di euro, sembrava pronto a mandare in pensione Alessandro Del Piero, raccoglierne l’eredità e prendere in mano le redini dell’attacco bianconero. «Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano», avrà sentito risuonare nelle sue orecchie, preparando la colonna sonora del secondo tempo del suo film juventino. L’amore, invece, è finito davvero per Sebastian Giovinco, anche se in questi casi poi ci si chiede se il sentimento fosse vero o se in realtà non fosse altro che un’illusione.

L’imminente partenza della Formica Atomica verso il Canada ha rianimato la polemica sulla carenza strutturale del movimento calcistico italiano, che però poco ha a che fare con il caso dell’attaccante torinese. La crisi del calcio italiano c’entra ben poco con il processo di crescita di Giovinco, che ci abituati alle sue fughe dalle difficoltà. Del resto quando il peso delle aspettative si è fatto rilevante ha, infatti, salutato la Juventus per trasferirsi al Parma, dove poi è riuscito a rilanciarsi. Chiamato a confermarsi in un grande club, l’attaccante è ricaduto nel vortice delle perplessità e delle panchine, da cui lo ha salvato il Toronto FC.

Il problema di Sebastian Giovinco potrebbe non essere poi tanto diverso da quello di Antonio Cassano, che ha trovato la sua dimensione in club meno ambiziosi. Adatto a realtà meno pressanti ed esigenti di quella bianconera, Giovinco poteva trovare la sua identità come il fantasista barese senza il bisogno di volare in un altro continente. L’eccessiva personalità ha pesato sulla carriera del fantasista barese, che però ha avuto l’umiltà per riconoscere quale fosse la soluzione migliore; al contrario di Giovinco, che ne ha dimostrata ben poca nell’arco della sua carriera italiana.

In questa sede non si vuol certo far la morale sulla scelta del giocatore, che ha preferito lasciarsi ricoprire d’oro dal Toronto FC e nello specifico accettare 8,5 milioni di euro all’anno piuttosto che diventare “un Cassano”, ad esempio, per il Torino o il Bologna. Al massimo ci si può interrogare su quanto sia imbarazzante guadagnare più di Gianluigi Buffon, Francesco Totti, Gonzalo Higuain, Karim Benzema, James Rodriguez e Arjen Robben (e tanto quanto Andrés Iniesta!) o se non fosse stato meglio cimentarsi in un altro campionato straniero, ma più competitivo, come quello inglese o spagnolo, guadagnando però un po’ meno. 

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