2014
Giovanni Galli: «Gillet o Padelli? Per il Torino non deve essere un problema»
L’ex estremo difensore dei granata ha parlato del momento della squadra
TORINO GIOVANNI GALLI – Il Torino sta attraversando un periodo abbastanza altalenante in campionato nonostante i risultati ottenuti fino ad ora in Europa League siano invece stati all’altezza delle aspettative. La squadra di Ventura viene ora dalla sconfitta subìta contro la Lazio in trasferta e vorrà rialzare la testa già da domani visto che di fronte ci sarà il Parma di Donadoni sempre più in crisi.
NESSUN PROBLEMA – Ad analizzare il momento della squadra e in particolar modo il dubbio legato ai portieri è stato Giovanni Galli, ex estremo difensore che ai microfoni di TuttoSport ha parlato delle gerarchie che riguardano Gillet e Padelli: «Non deve essere vissuto come un problema bensì come un valore aggiunto. Oggigiorno a ogni squadra servono due portieri di valore. Una volta era rara l’espulsione del numero 1, adesso capita più spesso e quindi una squadra deve avere due portieri che diano garanzia».
ROTAZIONE IMPROVVISA – «Arrivato in serie A con il Toro Ventura ha voluto Gillet titolare perché lo aveva già avuto al Bari ed era il suo ideale di portiere per le caratteristiche che possedeva. Ha disputato un buon campionato e non per demerito suo o per motivi tecnici, ma per squalifica ha dovuto lasciare. Padelli lo ha sostituito molto bene, tanto da conquistarsi anche una convocazione in Nazionale. Però nella testa di Ventura il titolare è rimasto Gillet. Terminata la squalifica, Ventura ha dato un’opportunità al belga, in Coppa a Bruges. Il portiere ha mostrato tutta la sua bravura e serietà facendosi trovare pronto dopo una lunga assenza, proprio nel momento in cui Padelli ha subito una flessione in un paio di partite. E lì l’allenatore ha modificato le gerarchie capovolgendo la situazione».
MA SERVE CHIAREZZA – «Ci deve essere chiarezza. E l’onestà morale che Ventura ha dimostrato nei confronti di Padelli, dandogli comunque fiducia in Coppa senza abbandonarlo. L’importante è parlare con i due giocatori ed essere molto chiari. Certo, è possibile che a Padelli possa rompere le scatole dopo essere stato titolare in campionato per una stagione, ma il calcio è fatto così: ti regala momenti straordinari che bisogna saper cogliere al volo. Però un allenatore ha il diritto di cambiare. Può capitare anche in attacco: prendendo sempre il Toro come esempio, se punto su Amauri e Larrondo mi fa tre gol ovvio che sono libero di rifar giocare Larrondo. Se poi Amauri torna a convincermi allora ripropongo di nuovo lui».
NESSUN FAVORITISMO – «Se c’è chiarezza è un valore aggiunto, se c’è poca onestà si rischia di creare dubbi. Del resto, in una rosa di 25 uomini, tranne qualcuno che ha un valore in più, gli altri sono tutti titolari. E, ribadisco, due ottimi portieri deve essere la base per ogni grande squadra, non ci deve essere disparità nello stesso ruolo. Basta vedere la Juve: ha Buffon e poi c’è Storari che mezza serie A voleva quest’estate e ha sempre risposto bene quando è stato chiamato in causa. E’ difficile a dirsi, anche perché non conosco bene i caratteri dei due giocatori. Però quello che sta accadendo al Toro succede anche al Milan con Abbiati e Diego Lopez. Nei grandi club non ci sono favoritismi, gioca chi merita. Un allenatore è libero di scegliere e pure di sbagliare nell’onestà morale di aver parlato chiaro con i giocatori».
DIFFERENZE E LEALTA’ – «Gillet e Padelli sono diversi per fisicità: Gillet è piccolo, agile, esplosivo e reattivo, ha un buon tempo sulle uscite e nella lettura della partita; anche Padelli è agile nonostante l’altezza, ha una grande forza nelle gambe e grande reattività. Gillet rientra di più nella filosofia calcistica di Ventura che vuole un portiere che sappia giocare la palla con i piedi. Amici e nello stesso tempo rivali? Il mio più grande amico era Pazzagli. Nel mio ultimo anno di Milan lui giocava in campionato io in Coppa Campioni: al di là delle rivalità, visto che ognuno voleva dimostrare di essere il più bravo, c’era una grande amicizia e rispetto che andava oltre alla concorrenza».