Gila: «Con Sarri è stata dura, sono ricorso allo psicologo; Baroni? Ha molta umiltà e ci vuole bene; ecco un mio pregio e un difetto»
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Gila: «Con Sarri è stata dura, sono ricorso allo psicologo; Baroni? Ha molta umiltà e ci vuole bene; ecco un mio pregio e un difetto»

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Le parole di Gila, difensore della Lazio: «Dobbiamo cercare di tornare in Champions. Sono convinto che possiamo vivere una stagione importante»

Dalla cantera del Real Madrid alla Lazio, il rapporto con Sarri e poi con Baroni, il sogno della nazionale spagnola e molto altro: Gila, difensore biancoceleste, si racconta a La Repubblica. Di seguito le sue parole.

DEBUTTO REAL MADRID – «Il Real era il club dei miei sogni, il numero uno al mondo. Nel giro di due stagioni, dai 16 ai 18 anni, mi sono ritrovato dal settore giovanile di una piccola società, il Mollet, a un’ora da casa mia, all’Espanyol e poi all’accademia del Real. Un salto complicato da gestire per un giovane che non è cresciuto nel vivaio di una big».

GESTIRE IL PASSAGGIO AL REAL – «Pensando ai miei genitori. Mio padre lavora in una compagnia automobilistica, mia madre in un’azienda di energie rinnovabili, loro mi hanno insegnato a non perdere mai il contatto con la realtà, a non ingannare me stesso».

DEBUTTO CON ANCELOTTI – «Il suo calcio è semplice, i difensori difendono e gli attaccanti devono fare gol. In più Ancelotti ha la capacità di creare amore all’interno del gruppo, hai un amico in più nello spogliatoio. E in questo oggi Baroni me lo ricorda molto».

COSA HA DI SPECIALE BARONI – «L’umiltà. Ci sono tecnici che dicono subito “qui comando io” e si comportano di conseguenza. Lui è diverso, ti vuole bene, coinvolge tutti, comprende le necessità di ciascuno di noi. Ecco perché nella Lazio chi entra dà sempre il 100%».

SI ASPETTAVA LA LAZIO COSI’ IN ALTO – «Sinceramente no. Venivamo da una stagione difficile, due allenatori si sono dimessi, non pensavo che i risultati sarebbero arrivati così presto. Quest’anno possiamo realizzare qualcosa di bello».

SECONDI IN CLASSIFICA – «Capisco dove vuole arrivare. No, lo scudetto è un concetto lontano: non dico che sia impossibile, ma la squadra non è stata costruita per quello. Dobbiamo cercare di tornare in Champions. E in ogni caso sono convinto che possiamo vivere una stagione importante».

AUTOGOL JUVE – «Sì, sono cose che possono succedere. Però ringrazio i tifosi della Lazio, il loro sostegno dopo quell’episodio è stato decisivo».

RAPPORTO CON SARRI – «Non ho giocato per più di un anno, non mi dava fiducia. All’inizio l’ho presa male, ero arrivato alla Lazio con tante aspettative ed è stata dura, mi ero intristito, mi sentivo in un tunnel. In quel periodo ho avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo, è stato fondamentale, mi ha insegnato a vedere le cose in modo positivo. Sarri aveva le sue ragioni, non ero un top e dovevo crescere, ora lo ringrazio perché mi ha insegnato tanto a livello tattico. Sono maturato parecchio da allora».

NAZIONALE – «Giocare con la Spagna resta un mio obiettivo. Aspetto una chiamata, spero che prima o poi arrivi. Ma vedo il positivo, come nel caso di Sarri (sorride, ndr): significa che devo migliorare ancora, lavoro ogni giorno per diventare più forte».

PREGIO E DIFETTO – «Il primo: la ferocia nel vincere i duelli individuali, lo spirito competitivo. Il secondo: l’eccesso di sicurezza mi porta a commettere qualche errore. Nel Castilla mi capitava spesso, ora molto meno».

MERCATO – «Io sono felicissimo qui: voglio aiutare la Lazio a qualificarsi per la Champions e a vincere trofei. Poi certo, il mio futuro è lì, a Madrid, ma c’è tempo: tra l’altro la mia idea è tornare al Real quando sarò pronto per fare il titolare».

BARONI ALLENATORE – «Ho visto dei filmati, era bravo eh. Ha segnato pure il gol del secondo scudetto nel Napoli di Maradona. È un privilegio avere un allenatore con tanta esperienza, ogni giorno mi aiuta a migliorare».

ALLUVIONE VALENCIA – «Quello che è successo è stato un dramma per tutti noi spagnoli, lo porteremo dentro di noi per sempre. Nel momento più buio, io ero a Como con la Lazio: avevo preparato una maglietta con una dedica, l’avrei mostrata se avessi segnato. Ma il popolo salva il popolo, io credo in questo concetto e sono convinto che a Valencia andrà così».

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