2019
Gigi Meroni era il simbolo del Toro e di una intera generazione
A 52 anni dalla morte, Gigi Meroni rimane uno dei calciatori più atipici della storia del calcio italiano. Ecco perché
I simboli non muoiono, al massimo scompaiono ma non si dimenticano. E nonostante avesse solo 24 anni Gigi Meroni era già un punto di riferimento per il Toro e l’icona della beat generation degli anni ‘60, che incarnava con uno spirito ribelle probabilmente troppo avanti per il suo tempo. In campo ricordava George Best, capelli lunghi, calzettoni bassi e dribbling secchi, e anche fuori dal campo era un abisso di originalità. Viveva in una mansarda in piazza Vittorio insieme a Cristiana – strappata da un matrimonio combinato dai genitori giostrai -, ascoltava rock e jazz, dipingeva quadri e disegnava vestiti, e quando si annoiava portava a spasso una gallina al guinzaglio.
Viveva di sensazioni forti, in campo e fuori: improvvisazione, ispirazione e quel talento puro che lo portò ad indossare anche la maglia azzurra, nonostante il rifiuto di fronte alla prima convocazione per l’obbligo di uniformarsi al gruppo con il taglio dei capelli. E infatti fu la Nazionale a chiudere un occhio, perché alla fine era impossibile non volergli bene, con quei baffi alla moda e il sorriso di chi ha un futuro ancora tutto da scrivere. E invece il destino lo travolse una maledetta domenica, davanti a un bar in Corso Re Umberto, un’altra ferita profondissima nel cuore del Toro dopo la tragedia di Superga. La sua è stata una carriera (e una vita) breve ma intensa, proprio come quella di una Farfalla Granata.
LEGGI ANCHE: Muore Gigi Meroni, la Farfalla Granata – 15 ottobre 1967 – VIDEO