2016

Giampaolo: «Sampdoria giovane, obiettivo tranquillità»

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Marco Giampaolo parla a ruota libera della sua Sampdoria e non lesina nemmeno una frecciatina: «Cassano? La società mi è passata sopra»

Marco Giampaolo ammette di esser stato contattato già l’anno scorso dalla Sampdoria, il club che ha scelto dopo aver lasciato Empoli (ma lo seguiva anche il Milan). La Samp che ha avuto a inizio ritiro è praticamente sparita e sono arrivati moltissimi giovani, il cui entusiasmo non appiattisce la gestione della squadra come dice il tecnico.

TRANQUILLI – «L’obiettivo della Sampdoria è la tranquillità, valorizzando i giovani» continua il mister doriano che vuole portare a Genova la sua idea di calcio collettivo: un modo di giocare in cui tutti devono ragionare in funzione della palla, occupano gli spazi con equilibrio e tengono conto solo in parte degli avversari. Per questo tutti devono sapere come muoversi, continua l’ex empolese.

LA FRECCIATINA – Giampaolo prosegue: «Ogni giocatore è un’azienda, fattura a modo suo. Io sono per la gestione diretta, allenare tutti allo stesso modo vale più che dare pacche sulle spalle qua e là». E Cassano? È arrivato in ritiro senza un filo di grasso e ha parlato con l’allenatore, ma la società ha fatto la sua scelta: «La società è passata sopra la mia testa, come con le cessioni. Quando farò il manager sarà diverso, ma per farlo in Italia dovrei smettere di allenare».

I SINGOLI DELLA SAMPDORIA – E dopo questa frecciatina comunque rivela che Ferrero, per quanto esoso, ha un’idea ludica del pallone e non influisce nelle scelte tecniche e tattiche, dato che il mister abruzzese non accetta compromessi. Giampaolo inizia a parlare anche dei singoli: Alvarez non ha la continuità per fare la mezzala, Muriel deve fare il salto di qualità con se stesso, Quagliarella può migliorare ancora, Schick è uno su cui scommettere.

I GIOCATORI CHE ALLENO – C’è qualche rimpianto per non aver preso Pucciarelli o Paredes? Solo in parte perché, come conclude Giampaolo a La Gazzetta dello Sport: «Sono innamorato dei giocatori che alleno, non di quelli che non ho. Come sono innamorato delle squadre che alleno. Non mi mancano i giocatori che ho allenato, ma quelli che alleno se non fanno ciò che serve». 

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