2020

Giampaolo al Torino: quali sono le difficoltà che potrà incontrare il tecnico

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Giampaolo può rilanciarsi al Torino. E’ però necessaria una società che assecondi la sua idea di calcio

Il passaggio da Sarri a Pirlo ha comprensibilmente occupato tutte le prime pagine dei giornali, con la Juventus che continua la ricerca un nuovo progetto tecnico che dia una certa continuità. Anche sull’altra sponda di Torino sta però avvenendo una transizione tutt’altro che banale. Perché Giampaolo, per la propria metodologia di lavoro, è un vero e proprio schock rispetto agli anni precedenti, un allenatore in totale antitesi con l’attuale eredità tattica granata.

Negli anni passati, il Torino di Mazzarri è infatti stato tra le squadre più peculiari della Serie A. Tacciata in modo molto superficiale come formazione sparagnina e difensivista, in realtà applicava una fase di pressing intensa e coraggiosa. Non a caso, era tra le squadre che recuperavano più palloni in avanti. In modo simile a quello di Gasperini, Mazzarri applicava una pressione offensiva fortemente orientata sull’uomo con duelli individuali a tutto campo. Per gli avversari, era molto difficile uscire da dietro contro i granata, visto che il Toro era eccezionale nello sporcare le costruzione avversaria togliendo soluzioni di passaggio.

Di contro, il Torino era una delle squadre che più faticava nel produrre occasioni da rete. I granata quasi rinunciavano a qualsivoglia tentativo di palleggio elaborato: cercavano quasi sempre di metterla dal punto di vista fisico, esasperando il gioco lungo e il prevalere sulle seconde palle. Non si impostava in modo pulito dal basso e non si palleggiava per vie interne, tant’è che i trequartisti (Verdi soprattutto) hanno faticato a trovare un contesto giusto per le loro caratteristiche (poche volte serviti in modo pulito).  La principale fonte di rifinitura del Torino è nel cross, i granata sono una delle squadre che più spesso alzano la palla.

Giampaolo, forse il tecnico più proattivo della Serie A, è l’esatto contrario di tutto ciò. Se è vero che anche lui applica una pressione offensiva, adotta (al contrario di Mazzarri) una difesa a zona pura, che segue questi riferimenti in ordine prioritario: palla, porta, compagno e, infine, avversario. Non sarà facile stravolgere tutto, dato che la difesa a 3 del Torino si caratterizzava per uscite molto aggressive dei centrali, che seguivano l’uomo in zone molto profonde del campo (soprattutto Izzo), staccandosi parecchio dalla propria zona di competenza.

izzo torino

Un esempio qui.

Occorrerà quindi convincere i propri difensori a rivoluzionare il proprio modo di giocare, che dovranno più ragionare sulla linea e sul reparto. Giampaolo, infatti, è il primo a rendersi conto di quanto sia difficile adottare una zona pura, come ha ben spiegato ai microfoni di Rivista 11: “Per prima cosa devi tener d’occhio la posizione della palla. Quindi l’orientamento, cioè la posizione tra pallone e porta. Quindi i compagni, trovando e mantenendo sempre la giusta equidistanza. Non è semplice. Spesso i difensori sono abituati a tener d’occhio avversari e palla, in quest’ordine. Qualcuno ce la fa, altri meno. È un lavoro lungo, va organizzato, si parte subito, in ritiro, per questo per me è importante avere subito la base sulla quale lavorare. Per esempio devi avere giocatori più abituati a occupare lo spazio e meno a sentire la “carne” dell’avversario.

Se già si presenta come problematico cambiare i principi della fase difensiva, sarà nel possesso palla che Giampaolo dovrà compiere un lavoro profondo, rivoluzionando tutto. Come abbiamo scritto sopra, negli ultimi anni il Torino ha rinunciato a costruire anche un minimo palleggio elaborato, era anzi una squadra che estremizzava il lancio lungo, il cross e il prevalere sulle seconde palle.

Anche in questo, il rombo di Giampaolo è l’opposto: questo modulo, per cui il tecnico abruzzese ha una grande fiducia (tant’è che gli davano del talebano a Genova per utilizzare solo questa disposizione tattica) fa tanta densità in mezzo al campo, con un avvio di azione estremamente pulito ed insistito.  Al contrario del 3-5-2 di Mazzarri, mira ad avere una squadra estremamente corta in zona palla, una formazione che cerca di avere il pallone per il più tempo possibile, che risale palla a terrA e che utilizza tanti passaggi corti. Giampaolo tende a sguarnire l’ampiezza per sfruttare meglio gli spazi centrali: la sua Sampdoria era molto brava infatti a creare superiorità numerica tra le linee, grazie a un eccellente palleggio interno.

Il compito non si prospetta quindi semplice per l’allenatore, che non avrà il lusso di partire da una base tecnica importante. Dovrà anzi rifondare da zero, stravolgendo tutto dal punto di vista tecnico e insegnando alla rosa a pensare calcio in modo diverso.  Basti solo pensare all’avvio di azione: il Torino utilizzava quasi solo lanci lunghi e cambi di campo per risalire il campo. Ora bisognerà insegnare ai difensori a verticalizzare alle spalle della linea di pressione avversaria, mentre i centrocampisti dovranno smarcarsi bene tra le linee dando soluzioni di passaggio al portatore.

 

torino de silvestri

Lancio lungo da dietro per De Silvestri.

Un altro esempio è quello dei quinti, che con Mazzarri si alzavano molto in avvio di azione. Giampaolo invece utilizza terzini bloccati che partecipano attivamente alla prima costruzione. Insomma, un calcio opposto.

Giampaolo è uno degli allenatori più metodici e senza compromessi del calcio italiano, con tante idee e grandi capacità nel far emergere il talento. Sono infatti tantissimi i calciatori sbocciati con lui. Il punto è che si tratta di un tecnico che ha bisogno di una rosa funzionale con le sue idee, di lavorare in un contesto che lo appoggi e lo assecondi per non farlo naufragare (basti pensare all’esperienza del Milan). E’ interessante rilevare come la sua Sampdoria facesse estremamente bene contro le squadre della seconda metà della classifica, faticando contro le squadre di fascia più alta (soprattutto in trasferta). Può essere il proverbiale rovescio della medaglia di chi cerca sempre di fare la partita e ha un approccio proattivo con la palla, anche contro avversari molto più forti.

L’avventura di Giampaolo a Torino non dirà molto solo sul tecnico abruzzese, in cerca di rilancio dopo la disastrosa esperienza sulla panchina rosonera. Servirà anche per valutare la capacità della società granata di costruire un progetto tecnico serio sul medio-lungo periodo. Cairo ha scelto un allenatore tanto valido quanto rigido, con un determinato credo e filosofia, un tecnico che tra l’altro dovrà rifondare da zero o quasi.

Starà al Torino fare in modo che Giampaolo sia messo nelle condizioni migliori possibili per lavorare, nella speranza che i granata possano tornare presto nelle zone alte della classifica. E’ necessaria una pianificazione da società di livello, che lavori bene sul mercato per plasmare una rosa funzionale.

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