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Giaccherini: «In questa Inter rivedo la Juve e la Nazionale di Conte»

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Emanuele Giaccherini ha parlato dell’Inter di Antonio Conte, avuto come allenatore sia alla Juventus che in Nazionale

L’Inter di Antonio Conte vola e si lancia verso uno scudetto che metterebbe fine al dominio della Juventus. Una squadra che ha tanto di Antonio Conte, come dichiarato anche da Emanuele Giaccherini, che lo ha avuto come allenatore sia in bianconero che in Nazionale, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

BELLEZZA PROVINCIALE – «La bellezza è sempre figlia del risultato. Nessuno tra un mese si ricorderà del difensivismo, o presunto tale, di Inter-Sassuolo, ma tutti parleranno solo del’ennesimo scudetto di Conte. Rivedo lo stesso tecnico di Juve e Nazionale. Cambiano gli interpreti, ma non il gioco, la ferocia e la fame di vittoria. Il suo essere un martello. Ancora una volta ha plasmato una squadra a sua immagine. L’anno scorso ha ridotto il gap con la Juve, quest’anno completa il lavoro. E no, non gli serve andare in un centro estetico…».

CONTE – «Ovunque va, fa capire la sua mentalità e tutti recepiscono in tempi rapidi. La bellezza è la personalità, il carisma: dà tanto ai calciatori e i calciatori danno tanto a lui. È un perfezionista, dagli allenamenti al campo, tutto viene studiato nei dettagli. A volte le ciambelle non riescono col buco e in Champions non è andata bene. Ma alla lunga in campionato il suo lavoro viene sempre fuori».

IL GIACCHERINI DELL’INTER – «Barella, che però è molto più forte di me. Ma tutta l’Inter ricorda i meccanismi tipici di Conte. Le punte che si cercano, gli inserimenti delle mezzali, gli esterni alti che fanno quasi gli attaccanti. Ma con la variante Eriksen perché sia in Nazionale sia alla Juve un giocatore così non c’era: avevamo interni di inserimento, mentre lui è un trequartista adattato. Conte lo ha un po’ modellato, cambiato: adesso si è adeguato al gioco del tecnico e si vede».

ANEDDOTO – «All’esordio allo Stadium mi tremavano le gambe: vincemmo 4-0 ma non ero contento perché non avevo giocato bene. Il giorno dopo mi mandò un messaggio: “Non ti preoccupare, può capitare, so che mi darai molto di più”. Mi fece capire che si fidava. Ecco come è il mister, ti può cambiare anche con una parola».

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