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Germania-Ungheria, Marco Rossi: «Ci ispiriamo al Bayer Leverkusen. Tifo per Spalletti e spero di NON INCONTRARLO. Alla mia squadra parlo ITALIANO in momenti particolari…»

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Le parole di Marco Rossi, ct dell’Ungheria, in vista della sfida degli Europei contro la Germania padrone di casa

L’Ungheria non è partita bene in questo Europeo, andando incontro a una sconfitta con la Svizzera. Oggi è impegnata contro i padroni di casa della Germania, un compito molto difficile. Ne ha parlato con il Corriere della Sera Marco Rossi, il ct italiano alla guida della squadra.

TRE ANNI FA STAVA PER ELIMINARE LA GERMANIA«Sì, loro sono un’altra squadra e non lo dico perché hanno vinto 5-1 con la Scozia, ma lo ripeto da settimane: sono la grande favorita di questo Europeo. Noi abbiamo perso male con la Svizzera e per la prima volta mi sono vergognato della mia squadra. Sfido chiunque a scommettere un fiorino ungherese su di noi: è una sfida proibitiva, ma spero di rivedere la mia squadra nella versione migliore».
GLI UNGHERESI«C’è sempre stato grande rispetto nei miei confronti e credo che adesso si sia arrivati a qualcosa di più: forse mi vogliono bene. É un popolo nazionalista, nel senso che ama molto la propria patria, senza accezione negativa. Anche se può sembrare strano, sono persone accoglienti: in Ungheria lavorano tanti stranieri, moltissimi extracomunitari, che hanno trovato il loro spazio e sono apprezzati».
L’ITALIA DI SPALLETTI«É una buonissima squadra con un ottimo allenatore. É partita bene, ma ripetersi non è mai facile e non si può dire che sia favorita. Però lotterà per vincere e mi auguro che ci riesca ancora. Spero di non incontrarla, perché abbiamo perso due volte su due».
IL 3-4-2-1 ISPIRATO A GASPERINI«Senza essere irriverente, è più simile a quello del Leverkusen. Abbiamo delle varianti, ma la costante è la difesa a 3 perché la squadra è a suo agio così».
COME HA CAMBIATO IL CALCIO UNGHERESE«Ho avuto il vantaggio di conoscere meglio la loro mentalità rispetto ai miei predecessori e questo mi ha facilitato il compito. C’era bisogno di autostima e se i risultati non sono il massimo, non è semplice. Quello ungherese era un calcio che si sentiva ai margini, ma abbiamo toccato i tasti giusti e siamo stati anche fortunati».
PARLA ITALIANO CON LA SQUADRA«Magari qualche parolaccia ogni tanto, per rafforzare il concetto».

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