2013

Germania in pole, impensabile sottovalutare l’Italia

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Cosa porta in dote l’amichevole di San Siro

AMICHEVOLE ITALIA GERMANIA BRASILE2014 – Termina 1-1 a San Siro l’amichevole di lusso tra nazionale italiana e tedesca, impegno di preparazione in vista del prossimo Mondiale in terra brasiliana: un pareggio che non premia il rilevante numero di occasioni create dai tedeschi – tre legni hanno separato la squadra di Low dalla vittoria – e che lascia in eredità indicazioni rilevanti per Cesare Prandelli.

GERMANIA TRA LE FAVORITE ASSOLUTE – La prova inscenata dai tedeschi in quel di San Siro lascia pochi dubbi in merito: l’attuale leva calcistica tedesca, dopo aver sfiorato il bottino pieno ad Euro 2008 e 2012 (rispettivamente sconfitta in finale ed in semifinale da Spagna ed Italia) nonché al Mondiale sudafricano nel 2010 (eliminazione in semifinale dalla solita Spagna), è assolutamente pronta per lanciare l’assalto al trofeo mondiale. Squadra completa e solida in tutti i reparti, ogni settore di campo è presidiato da interpreti di assoluto valore tecnico ed atletico: calciatori tutti nella fascia d’età perfetta per incidere e già dotati della necessaria esperienza internazionale per non tremare di fronte al grande evento. Basti pensare alle alternative a disposizione di Low: nell’amichevole con l’Italia dopo sessanta minuti sono subentrati tali Reus ed Ozil. Da rivedere l’esperimento in salsa Guardiola adottato dal commissario tecnico tedesco: Gotze impiegato da falso nueve, fattore decisamente inedito per una nazionale che storicamente si è sempre appoggiata su un classico centravanti di ruolo (ieri infortunati i vari Gomez e Klose). Anche Lahm da mediano è un’innovazione portata in dote dal trasferimento di Pep Guardiola in terra teutonica.

ITALIA OUTSIDER – Nonostante la stessa Germania tremi costantemente di fronte all’Italia al cospetto di manifestazioni ufficiali, la squadra di Prandelli – seppur assolutamente dignitosa nel complesso della sfida – sembra essere un passo indietro rispetto ai tedeschi. Manovra meno fluida, intensità giocoforza non all’altezza di quella inscenata dai centrocampisti tedeschi anche grazie ad una squadra più corta in assenza di riferimenti offensivi. Ad ogni modo l’organico italiano non soffre di particolari lacune: la retroguardia si fonda essenzialmente sul pacchetto difensivo che ha consentito alla Juve di vincere gli ultimi due titoli nazionali e Prandelli non se la passa peggio sugli esterni. Attendendo il recupero di De Sciglio e poggiandosi sulla garanzia Maggio, la sfida con la Germania ha messo in luce due eccellenti Abate e Criscito: perfetto il primo (anche in gol con un colpo da attaccante vero), in crescendo l’esterno dello Zenit oramai pronto per ritagliarsi un ruolo da protagonista.

IL POTENZIALE OFFENSIVO – Linea difensiva protetta da un centrocampo che nel suo recente cammino ha dimostrato di saper abbinare fase difensiva a sostegno del pacchetto offensivo: circostanza riuscita meno contro la Germania ma, è storia nota, l’Italia ha bisogno delle gare che contano per dare il meglio di se stessa. Prandelli porta in dote dagli ultimi mesi di esperimenti e di supervisione del campionato italiano la facoltà di variare: gli azzurri possono schierarsi in campo sia con un 4-3-1-2 – di fatto servendosi di un trequartista adattato (alla Montolivo) o di ruolo (alla Diamanti) – che con un più dinamico 4-3-3 sfruttando la verve in primis di Alessio Cerci e perché no di Florenzi. L’imperativo è agire alla perfezione proprio in questa fetta di campo: sarà fondamentale sostenere al meglio gli attaccanti proprio perché gli attaccanti stessi sono profili in grado di far male a chiunque. Il tandem Balotelli-Rossi è di primissimo rilievo internazionale e non mancano le alternative: i vari Osvaldo, Insigne, El Shaarawy e perché no gli evergreen Totti o Di Natale hanno le carte in regola per comporre un attacco dalle caratteristiche totali. Outsider, vero, ma guai a sottovalutare l’Italia del condottiero Cesare.

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