2012
Genoa, Rafinha: “Il derby vale quanto la Champions”
GENOA SAMPDORIA RAFINHA – I tifosi del Genoa ricordano ancora il gol che Rafinha ha segnato nel derby della Lanterna del 2011 ed anche per il brasiliano quel destro da 110 chilometri orari è difficile da dimenticare: «È il gol più bello che ho segnato in carriera, quello che ricordo con maggiore piacere. E capita spesso che qui al campo di allenamento del Bayern si presentino tifosi del Genoa per farmi firmare foto di quella serata. Alcuni hanno anche la suoneria sul telefonino o il video salvato in memoria. Mi fanno commuovere», ha raccontato a Il Secolo XIX Rafinha, tornato in Germania, dove ora gioca con il Bayern Monaco.
Se le dico derby, cosa le viene in mente?
«Che ne ho giocati tanti, sia in Brasile sia in Germania.Caldi,sentiti, duri. Però quello del 16 febbraio 2011 con la maglia del Genoa rappresenta il momento più importante della mia carriera. Lo metto sullo stesso piano della finale di Champions League giocata l’anno scorso con il Bayern, purtroppo persa».
Non le sembra di esagerare un po’? In fondo era una partita tra squadre in difficoltà, non certo di alta classifica.
«Non esagero, per noi quella era partita speciale. Venivamo da un periodo difficile, avevamo bisogno di
vincere per ritrovare fiducia e sbloccarci. Non a caso, quella sera riuscimmo a vincere e poi quattro giorni più tardi centrammo quella storica rimonta sulla Roma, da 0-3 a 4-3 tutto nel secondo tempo, e ci rilanciammo in classifica».
La prima immagine che le viene in mente di quella serata?
«Giocavamo fuori casa, c’erano più tifosi della Sampdoria ma i nostri si sentivano di più. E poi la festa finale sotto la gradinata Nord. I tifosi rossoblù che vengono a Monaco mi cercano e mi salutano. Mi riempie d’orgoglio pensare che anche tra 50 anni si ricorderanno del derby vinto grazie a un gol di Rafinha».
A proposito di quel gol: come le è venuto in mente di provarci da quella distanza? Non è certo uno specialista dei tiri da fuori area.
«È vero ma mi avevano lasciato spazio, Palacio mi ha appoggiato il pallone e non ci ho pensato troppo a tirare. La palla si è abbassata nel punto giusto sorprendendo il portiere. E io l’avevo previsto».
Cioè?
«Alla vigilia della partita, avevo parlato con Mattia Destro, che era mio compagno di stanza in ritiro,e con Mimmo Criscito. Ho detto loro: “Vedrete che segno, nei derby ho sempre avuto fortuna. In Brasile e in Germania ho sempre fatto gol in queste partite”.Non mi sembravano molto convinti ma sono stato di parola».
Derby vinto, con l’allora tecnico Ballardini, di solito silenzioso e tranquillo, esultante come non mai a fine partita.
«Ballardini mi ha dato fiducia in un momento in cui giocavo poco, mi ha messo in campo, gli sarò sempre grato. Sa trasmettere grande serenità, parla tanto con i giocatori e questo aiuta parecchio».
E Gasperini?
«È uno degli allenatori più bravi che abbia avuto in carriera. Mi ha insegnato tanto dal punto di vista tattico, sono migliorato. Di quella stagione a Genova ho solo bei ricordi».
Il Genoa? Lo segui sempre?
«Sì,sono rimasto in contatto con i dirigenti e sento alcuni vecchi compagni.So che la squadra sta attraversando un momento un po’ difficile ma sono sicuro che ne verrà fuori. Genova e il Genoa mi resteranno per sempre nel cuore, ho trovato una società che mi ha trattato come uno di famiglia, non lo posso dimenticare».
E il Bayern?
«È stata una grande occasione che ho colto al volo. Il livello tecnico della squadra è molto alto, la concorrenza è tanta ma l’anno scorso ho giocato 34 delle 49 partite disputate dalla squadra. È stata una grande stagione, peccato solo per la finale di Champions persa contro il Chelsea».
Invece questa sembra finora una stagione sfortunata.
«Sono rimasto fermo due mesi per l’infortunio alla caviglia, non è stato facile rientrare ma quando l’ho fatto ho pure segnato al Dusseldorf. Piano piano mi sto riprendendo, ora mi sento meglio».
Domenica sera il Genoa ritroverà il derby.
«Lo so e spero proprio che riesca a vincere. Come era capitato a noi due stagioni fa:vinto il primo e vintoanche il secondo. Meglio di così…»