2015
GdS: Parma, fallimento per insolvenza?
Crack definitivo se Manenti non mostrerà i pagamenti
Non sono ancora arrivati i soldi promessi, anzi tre pullmini e un’automobile intestati alla società sono stati pignorati dall’ufficiale giudiziari per un vecchio debito di 100 mila euro con Equitalia. E non è da escludere che nei prossimi giorni altri creditori bussino alle porte. Come se non bastasse, un pool di magistrati della Procura, coordinati da Paola Dal Monte, ieri ha chiesto il fallimento del Parma per inadempienze economiche. L’udienza è stata fissata per il 19 marzo, ma il presidente Giampietro Manenti resta fiducioso: «Io sono ottimista, il denaro c’è e pagheremo», riporta La Gazzetta dello Sport.
LA SITUAZIONE – Nelle casse del club ducale, però, non c’è nulla e i bonifici promessi non sono arrivati. Sulla base di questa insolvenza e della richiesta di fallimento di due creditori la Procura ha aperto un fascicolo per fare chiarezza sulla vicenda. Dopo una lunga riunione con il presidente dell’AIC Damiano Tommasi, i giocatori del Parma hanno deciso di concedere una piccola proroga prima di procedere con la messa in mora, ma la tregua durerà fino a lunedì. La società, in caso di messa in mora, avrà poi venti giorni di tempo per saldare i debiti.
LITE INTERNA – Nel caos generale è scoppiata poi una lite interna: il socio di minoranza Energy T.I. Group, che detiene il 10% delle quote del Parma, ha proposto un’azione di responsabilità, cioè il commissariamento del club per gravi irregolarità del consiglio di amministrazione «Siamo entrati quando l’indebitamento era di 50 milioni e dopo sei mesi ci troviamo con 98 milioni di buco», hanno fatto sapere da Energy T.I., che però già da un anno è in gravi difficoltà economiche. E allora perché coinvolgere un soggetto che non ha solidità? Sono tante le domande, come quelle sul viaggio in Slovenia di Giampietro Manenti, volato a Nova Gorica per sbloccare i soldi. Quali? Di chi?