Dilettanti
Riccardo Gaucci: «Riparto dall’Assisi dopo il carcere e il fallimento del Perugia. Avevo chiesto aiuto ad Andreotti. Quella volta che mio padre scelto la Morace alla Viterbese…»
Le parole di Riccardo Gaucci, ex proprietario del Perugia, sulla sua nuova avventura nel mondo del calcio con l’Assisi. I dettagli
La saga della famiglia Gaucci ha riempito le cronache, e non solo quelle calcistiche, un po’ di anni fa. Il padre Luciano, vulcanico proprietario del Perugia. E il figlio Riccardo, finito in carcere, che oggi si racconta a La Gazzetta dello Sport, da presidente dell’Assisi, club che aspira alla Promozione.
L’ASSISI – «Come diceva mio padre, bisogna sognare in grande. L’Assisi è in Prima categoria, ma abbiamo l’ambizione di crescere, fino a dove non lo sappiamo. Non ci poniamo limiti. Ora lottiamo per salire in Promozione (la squadra è prima nel girone, ndr), poi si vedrà. Non siamo una società, una srl, ma potremmo diventarlo e tramite un amico abbiamo risuscitato il marchio Galex, l’azienda sponsor tecnico del Perugia e delle altre nostre squadre, travolte dal fallimento».
HA LICENZIATO IL MISTER – «Quando la squadra non segue più il tecnico, bisogna intervenire. I risultati dicono che la scelta è stata giusta».
L’OBIETTIVO – «Giochiamo allo stadio degli Ulivi, a un chilometro dalla Basilica, che abbiamo messo sulla prima maglia come stemma, sulla seconda c’è il rosone. Ho un ottimo rapporto con il vescovo. E frate Dario, che ha celebrato il mio matrimonio, segue le nostre partite. In casa, facciamo 200-300 spettatori, non pochi. Lo stadio è vecchio, venne progettato dallo stesso architetto dell’Olimpico, potremmo ristrutturarlo. Siamo vicini all’aeroporto di Perugia. Assisi è un marchio mondiale. Ci sono le basi per immaginarsi tra i professionisti».
ANDREOTTI – «Andai nel suo studio a San Lorenzo in Lucina, a Roma. Andreotti vide la mia faccia terrorizzata, io gli chiesi aiuto. Mi telefonò qualche giorno dopo: “Mi dispiace, non posso fare nulla”. Forse non aveva più il potere di una volta. Oggi tutto è risolto, abbiamo patteggiato nel penale e transato nel civile. E ho recuperato il rapporto con mio fratello, anche con Alessandro non ci eravamo parlati per un po’».
QUANDO IL PADRE MISE LA MORACE IN PANCHINA – «Carolina Morace alla Viterbese. Una genialata che catturò l’interesse del mondo intero. La esonerò per una stupidata, perché Carolina non firmò un comunicato congiunto su una certa questione. E poi papà voleva far giocare con i maschi una calciatrice tedesca, Birgit Prinz. Una provocazione che mise in allarme federazione e lega».