2020

Gattuso: «Ho dedicato più tempo al calcio che alla mia persona»

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Rino Gattuso ha parlato ai microfoni di Sky Sport della sua doppia carriera: prima da giocatore e poi da allenatore

Gennaro Gattuso ha parlato ai microfoni di Sky Sport all’interno dello speciale a lui dedicato dall’emittente. Queste le parole del tecnico del Napoli.

GATTUSO GIOCATORE – «La qualità era prima di tutto quella di non mollare mai, lottare, la coerenza che ti dà la fiducia della squadra e dello spogliatoio. Il lavoro quotidiano, la passione, la voglia di migliorare e col tempo l’ho fatto. Ho dedicato più tempo al calcio che alla mia persona, ho sempre pensato di fare un lavoro bello, un gioco da bambino poi diventato lavoro e non ho lasciato nulla al caso. Non immaginavo di vincere due Champions, il mondiale, nella storia del Milan per presenze, i sogni però si avverano se lavori e non molli mai».

GATTUSO ALLENATORE – «La carriera che ho fatto mi ha aiuto nelle dinamiche giornaliere, ma è totalmente diverso come lavoro. Serve grande conoscenza, non basta aver giocato a calcio perché il calcio è cambiato tanto, così come la metodologia. La grinta resta, è una mia caratteristica, ma è una grinta diverse, bisogna essere più riflessivi e conoscere i giocatori caratterialmente. All’inizio pensavo ai giocatori tutti uguali, ho sbagliato per qualche anno, non è corretto perché ognuno è diverso ed ha una chiave diversa. Il calcio è cambiato tantissimo negli ultimi anni. 10 anni fa vedevamo 30 minuti di spezzoni, non c’era match analysis, oggi ci sono telecamere fisse, c’è un grande fratello, si analizzano anche gli allenamenti e non solo gli avversari. Abbiamo tanti strumenti in più per valutare la forma, è cambiato molto. Ci sono molte più informazioni, negli staff ci sono 15 persone. Oggi ci sono rose di 25 giocatori, lo staff ed altri 15 fisioterapisti ed altri da gestire, hai la comunicazione che lavora con te con altre persone. L’allenatore deve dare una linea guida a 70-80 persone, non è facile e la bravura è nel farsi capire subito. La squadra non è solo quella che scende in campo, ma tutti quelli che stanno a contatto con la squadra»

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