2013
Garrone se n’è andato così: la Samp in A, Palombo in campo, Rossi in panchina
«Sarebbe splendido
Amare veramente
Riuscire a farcela
E non pentirsi mai
Non è impossibile pensare un altro mondo»
Lo voleva Riccardo Garrone un altro mondo: lo ha sempre voluto. Il Presidente della Sampdoria si è spento ieri sera all’età di 76 anni, a due giorni dal suo 77esimo compleanno. Malato da tempo, non si vedeva dinanzi alle telecamere da quando il figlio, Edoardo, aveva preso le redini della società nel suo ruolo di vicepresidente vicario. Garrone lascia la Sampdoria dopo averla raccolta dalle ceneri, dalle polveri, dopo una trattativa andata male tra il figlio di Paolo Mantovani e un fantomatico emiro. Gioie, dolori, dispiaceri, balli, sorrisi, felicità: Riccardo Garrone è stato la storia recente della squadra blucerchiata. Una storia che colpisce tutto il mondo del calcio nel momento in cui si chiude.
«Sarebbe comodo
Andarsene per sempre
Andarsene da qui
Andarsene così»
Se n’è andato, Riccardo Garrone, così: compiendo il suo dovere. Se n’è andato per sempre lasciando la Sampdoria in Serie A, dove meritava, con Delio Rossi, l’allenatore che molti tifosi da sempre hanno acclamato e voluto, in tempo per vedere Angelo Palombo di nuovo in campo. Se n’è andato da qui, da questo calcio che voleva cambiare, che voleva migliorare, che voleva perfezionare. Lo stadio nuovo, la minaccia di andare a giocare in Piemonte, il progetto in zona Fiera, e non ultime, anche se condotte dal figlio, le polemiche contro gli arbitri delle sette sconfitte consecutive della gestione Ferrara. Riccardo Garrone ha condotto la Sampdoria a un Preliminare di Champions League, il primo della sua storia, ma ha fatto molto di più per questa squadra, e ha raggiunto molti altri risultati.
«Uno dei giorni più brutti di sempre». Ha commentato così la vicenda Antonio Cassano, l’estro, il campione, l’uomo che aveva creato uno dei rapporti più catulliani degli ultimi periodi nel mondo del calcio. L’amore dell’arrivo, allo Starhotel, l’odio dell’abbandono, in tribunale, con una sentenza che ha fatto storia. Poi la pace, dopo qualche anno, perché non si può non apprezzare e provare affetto per Riccardo Garrone, l’uomo che aveva raccolto la Sampdoria e l’aveva fatta rinascere, l’aveva portata lontano.
Sarebbe troppo semplice ricordare la cessione di Giampaolo Pazzini, il caos che ha preceduto l’addio del 10 blucerchiato; la retrocessione, la scelta di Domenico Di Carlo, di Pasquale Sensibile, di Gianluca Atzori, di tutto ciò che negli ultimi anni ha regalato ai tifosi della Sampdoria dolore, più che gioia, ma sarebbe davvero troppo semplice. Riccardo Garrone non era questo: Riccardo Garrone era un presidente che la Sampdoria, la squadra che aveva raccolto, ripetiamo, dal nulla quasi, salvandola da una fine sicuramente infelice, la lascia in Serie A, con un passivo importante, maturato a fronte di un investimento altrettanto importante, per accontentare tutti i tifosi, la sua gente. Per una città, per un progetto, per una fede.
«Non è impossibile pensare un altro mondo»
Francesco Bianconi, Andersene Così
Ciao, Duccio. Non si dirà mai abbastanza.