2014
Ganz: «Milan, punta su Pazzini. Contentissimo per mio figlio, Como scelta giusta»
L’ex attaccante rossonero: «Può puntare al terzo posto»
Il day-after di Milan-Palermo apre molti interrogativi sulla formazione rossonera. Una sconfitta che allontana il Milan dal terzo posto e che non è un buon viattico verso una serie di partite molto difficili, a partire da quella con la Sampdoria. La redazione di Calcionews24.com ha commentato la gara di ieri con un ex attaccante come Maurizio Ganz che, con i suoi quattro gol tutti decisivi, permise al Milan di Zaccheroni di vincere lo scudetto nella stagione 1998/1999.
Il Milan ieri ha subito una pesante sconfitta contro il Palermo, crede che possa uscire ridimensionato dagli ultimi tre turni?
«Premetto di non aver potuto vedere attentamente la gara di ieri ma parlare di ridimensionamento mi sembra eccessivo. Il Milan ha messo in mostra ottime qualità in questo avvio, un gioco spesso lodato nelle prime uscite di campionato. Quello di ieri è un incidente di percorso che ci può stare, non dimentichiamo che il Milan viene da stagioni difficili e non è mai facile riniziare da capo. La serie A ha perso qualità, il Milan non è più quello dei grandissimi campioni ma ha un livello che gli permette di guardare con fiducia al resto del campionato».
La società chiede il terzo posto, obiettivo alla portata?
«Io non vedo grandissime squadre, c’è un divario abbastanza netto solo tra le prime due e il resto delle formazioni. In questo momento il Napoli può contare su un gruppo più coeso, si conosco da tempo ma anche il Milan può competere fino alla fine. Non dimentichiamo la Fiorentina che, al netto delle assenze pesantissime, ha un organico da terzo posto. Ammesso che le due genovesi possano tenere il passo fino alla fine, credo che la lotta per il terzo posto sia apertissima e senza favoriti cosi netti».
Alcune scelte del mister Inzaghi sono finite sotto la lente d’ingrandimento: dopo i primi successi con Menez falso nove è arrivatoil suggerimento del Presidente Berlusconi che vuole una prima punta come Torres. Secondo lei ha sbagliato a seguire questo diktat?
«E’ vero quello che dice lei, il Milan nelle prime uscite ha giocato delle ottime partite. Una squadra che si difendeva e ripartiva in contropiede, con Menez libero da dettami tattici. Il francese ha grandi qualità ma è un pò anarchico, defilarlo sulla corsia forse imprigiona un pò il suo talento. Ma sono convinto che con il 4-3-3 debba giocare una prima punta, uno capace di concludere le azioni. Torres non sta entusiasmando, è vero ma io sono dell’idea che con quel tipo di schema serva la prima punta. A me non piace l’idea del ‘falso nueve’, non lo vedo adatto per un 4-3-3».
Torres non entusiasma e c’è un Pazzini che reclama spazio, seguendo le esternazioni fatte dalla moglie…
«Quelle sono cose che c’entrano poco, sono dell’idea che bisognerebbe parlare nel privato. Ad ogni azione corrisponde una reazione di cui uno si deve prendere le responsabilità, magari ha voluto dare voce ad un disagio che stanno vivendo in famiglia. A me personalmente Pazzini piace molto, lo considero uno dei migliori attaccanti italiani. Quando le cose non vanno, che magari si fa fatica a entrare centralmente in difese ben coperte uno con le sue caratteristiche ti permette una soluzione in più nel gioco aereo. Sa fare gol in tutte le maniere, vive per quello e meriterebbe un’occasione ma ascoltando le dichiarazioni rese da Inzaghi in settimana, questo dovrebbe accadere a breve».
Si sente quindi di dare un consiglio al mister Inzaghi?
«Nessun consiglio o forse solo uno: di seguire la propria strada e fare di testa sua. E’ un grande uomo di calcio, gli errori gli serviranno per fare esperienza».
Suo figlio Simone intanto segna e lancia il Como nei quartieri alti della classifica. La scelta di lasciare il Milan è stata azzeccata?
«Mio figlio ha vissuto una esperienza fantastica nel settore giovanile rossonero e non smetterà mai di ringraziare il Milan per tutto. E’ diventato uomo in un club di uno spessore unico, sempre molto attento ai propri ragazzi, una palestra di vita. Adesso è felice al Como e io, da padre, non posso che esserlo ancora di più. La società lariana è ambiziosa, sana dal punto di vista economico e può fare un campionato di livello alto. Ieri ha segnato una splendida doppietta perchè sente la fiducia della società. Sa, per un giovane non è mai facile giocare in prestito. Adesso il Milan lo ha lasciato andare e lui può solo ringraziare, l’esordio in Champions a diciassette anni lo ricorderà per tutta la vita».
Non è mai facile parlare dei propri figli ma Simone ha il suo stesso killer instinct?
«Simone ha caratteristiche diverse da quelle che avevo io, è il classico centravanti moderno. Io a 21 anni non avevo il suo fisico, lui sa fare entrambe le fasi mentre io ero più un rifinitore, concludevo le azioni. Simone riesce a fare reparto, può fare la prima o la seconda punta, fa gli assist. Dopo le due esperienze tra Lumezzane e Barletta, adesso ha l’occasione giusta nella piazza giusta. Può fare bene, deve continuare cosi».