2017
Gallazzi, niente Genoa: «Preziosi non era d’accordo sulla nostra offerta»
Saltata la trattativa tra SRI Group e il patron Preziosi, Giulio Gallazzi è perplesso: «Avremmo voluto prendere il Genoa, ma…»
«No, guardi: non sarebbe comunque stato un lunedì da presidente perché quel ruolo spettava a Beniamino Anselmi… In ogni caso l’ho passato da tifoso: dispiaciuto perché il Genoa avrebbe potuto pareggiare e invece non c’è riuscito». Giulio Gallazzi è in partenza per Londra dove hanno sede gli uffici della SRI Group, la finanziaria che ha fondato e di cui è Ceo, nella settimana in cui Enrico Preziosi ha sancito la “chiusura” della trattativa per la cessione del suo Genoa al finanziere bolognese. «Non ci sono le condizioni» ha chiuso Preziosi. Gallazzi spiega a “Tuttosport” il perché siano mancate le condizioni affinché il manager comprasse il Genoa: «Nelle trattative ci sono due parti. Noi, quella acquirente, abbiamo presentato la nostra migliore offerta. Tenga conto che l’investimento non è solo quello dell’acquisto, ma pure il piano di rilancio su tre o cinque anni che, in ogni caso, non deve pesare sulla parte venditrice e noi non l’abbiamo fatto. La parte venditrice, però, non era d’accordo sull’offerta. Però mai dire mai…».
MAI DIRE MAI, MA… – Filtra un filo di insoddisfazione nei confronti di Preziosi: «Onestamente non lo capisco. Mi spiace per i toni che ha usato negli ultimi giorni, anche perché il nostro è un gruppo di persone le cui storie e carriere professionali non sono mai state all’insegna dell’azzardo o dell’apparenza. Non era, la nostra, un’operazione di facciata. Ma, detto questo, aspettiamo di vedere quel che succederà». Senta, ma alla fine a quanto ammontano i debiti del Genoa? «Mi scusi, ma a questa domanda non posso rispondere: siamo vincolati da un patto di riservatezza che prevede una pesante penale in caso di violazione. Qualora i legali della controparte mi autorizzassero, non avrei problemi a riferire su tutto». Da questo punto di vista il calcio italiano non se la passa benissimo: immagino ne sia al corrente. «Certo. Uno dei problemi fondamentali del nostro calcio è che i club hanno pochissimo capitale e un alto indebitamento a breve termine. Non esistono quasi in nessun club dei piani finanziari di lungo periodo, così il sistema si regge sulle plusvalenze ed è sempre in affanno per onorare le scadenze, magari cartolarizzando gli incassi o i proventi dei diritti tv. Vede, per gli ambienti finanziari è normale che il Manchester United emetta un bond per finanziare la propria attività, in Italia – per ora – è impensabile».