2017

Furino, specialista del Derby della Mole: «Che ricordi con Boniperti!»

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Ne ha giocati 25, ma Beppe Furino non si sbilancia in vista della stracittadina di Torino: «Juve favorita, ma è in rodaggio. Dybala…»

Giuseppe Furino è sempre stato un timido, ma in campo sapeva trasformarsi. Adesso ha un’agenzia di assicurazione, due nipoti ancora troppo piccoli per giocare e vive il calcio solo da tifoso. Della Juve, naturalmente. Nato a Palermo, ma si sente torinese. Il derby è stata sempre la «sua» partita? «Sì, l’ho sempre vissuto molto. Quando giocavo stavo male, anche adesso odio perdere ma mi trattengo. In famiglia siamo tutti juventini: abito qui da quando avevo 12 anni, ho sposato una torinese, è stata lei a intervenire quando mia figlia mostrò una simpatia granata, per colpa dell’edicolante». Ai tempi chi lo sentiva di più? «Boniperti: dal lunedì iniziava a chiamare tutti, andava fuori giri e metteva pressione anche a noi. Troppa. L’Avvocato era molto scaramantico. Una volta si presentò a Roma in ritiro con un cane e perdemmo. Fece lo stesso a Villar Perosa prima di un derby e il risultato fu lo stesso. Beh, quel cane non lo vedemmo mai più». Quale derby porta nel cuore? «L’anno del mio primo scudetto, 1971-­72. Vincemmo quello dell’andataepure il tricolore ma l’allenatore del Toro, Giagnoni, continuava a ripetere che avrebbero meritato loro. A fine stagione rigiocammo in Coppa Italia e all’andata la spuntammo ancora noi: a fine partita cantammo “Parole, parole, parole” di Mina. Bei tempi. Si viveva di sfottò. Con alcuni, Claudio Sala per esempio, ci vediamo ancora».

PRONOSTICO INCERTO – Lei è recordman degli scudetti: 8 successi insieme a Buffon, Ferrari e Rosetta. Teme di perdere questo primato? «Mi sento come se lo avessi già perso, perché a Buffon ne hanno tolti due vinti sul campo». Come ricorda “La Gazzetta dello Sport”, Furino una volta ha detto: «Capitano sì, bandiera no: le bandiere stanno sul pennone, io rasoterra a lottare». Contro chi ha fatto le lotte più belle? «Rivera e Mazzola. Il primo era più imprevedibile, più difficile da controllare, Mazzola più veloce ma me la cavavo meglio». Da ragazzo il suo idolo era Sivori. Dybala glielo ricorda? «Sivori era straordinario, aveva una personalità unica, in campo irrideva l’avversario, lo sfidava. Dybala è mancino come lui, è serio e professionale, in perfetto stile Juve. Mi piace». Proviamo a fare un pronostico: chi vince e chi segna? «Non ne faccio perché sono scaramantico: sulla carta non c’è partita, in Italia la Juve resta la più forte, ma è ancora in fase di rodaggio, deve trovare la sua formazione tipo. Higuain? Il gol può diventare un’ossessione. Ricordo Anastasi, stava anche mesi senza segnare. Poi arriva un rimpallo fortunato e tutto si sistema».

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