2016

Stellone: «Allenare il Torino? Un sogno»

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«Adesso fatemi realizzare l’impresa con il Frosinone, poi si vedrà»

Il campionato può riservare ancora molte sorprese ed emozioni: ne è sicuro Roberto Stellone, che ha parlato della lotta salvezza e suonato la carica al Frosinone. «Ora si svilupperà un torneo di 8 giornate. Che noi giocheremo alla morte. Sono molto fiero, orgoglioso di quanto stanno facendo i ragazzi. A Frosinone siamo uniti come un pugno: la squadra, la società, la tifoseria. Ora avremo 4 partite chiave, prima di una sfida verità fondamentale, col Palermo in casa. Dovremo arrivare al match con i siciliani con almeno 6 punti in più rispetto a oggi. Il Carpi sembrava spacciato, ma con due vittorie si è tirato su. Noi abbiamo dimostrato anche nell’ultimo match, pareggiato con la Fiorentina, che siamo carichi e in salute. Siamo tutti lì. Dalla Samp in giù può succedere di tutto. Atalanta e Torino già salve? Virtualmente sì», ha dichiarato il tecnico della squadra ciociara a Tuttosport.

IL SOGNO – Stellone ha parlato poi del Torino, con cui ha un rapporto speciale, avendone vestito la maglia durante la sua carriera di calciatore: «Ha un allenatore e una rosa di valore, e soprattutto ha già 33 punti. E’ questo che fa la differenza». Però proprio Stellone è tra i candidati alla successione di Giampiero Ventura: «Rinnovo automatico con la salvezza? Sì. Ma in questo momento sono concentrato solo sul finale di stagione, poi si vedrà. Io ho bisogno di stimoli sempre nuovi, mi nutro di emozioni. Anche per questo non amo i contratti lunghi: cerco fiducia, motivazioni ed entusiasmo, in primo luogo. Quanto al Toro… Io sono rimasto molto legato alle squadre in cui da giocatore ho vissuto le emozioni più forti e le soddisfazioni più grandi: Torino, Napoli e Genoa. Un giorno vorrei rivivere quelle emozioni anche da allenatore. Sono piazze da brivido per il cuore, oltreché prestigiose. Atmosfere speciali, con tifoserie eccezionali. Sono una persona determinata: idee chiare e coraggio. Amo da sempre le piazza calde, ricche di pathos. Ripeto: adesso fatemi realizzare quest’impresa con il Frosinone. Poi si vedrà».

IL MIRACOLO – E poi ha parlato dello “scatto” del Frosinone, apparso inizialmente in difficoltà nella massima serie: «Le mie squadre hanno sempre fatto bene nel rush finale, sia per ragioni atletiche sia mentali. Abbiamo mantenuto l’ossatura della squadra: 18 giocatori erano al debutto in A. Da fuori ci davamo per morti già a Natale. Invece siamo ormai ad aprile e siamo vivi e vegeti. In piena corsa, anche se abbiamo uno dei budget meno ricchi. Siamo stramotivati, uniti e fiduciosi. Ecco il nostro scudetto. Ma non abbiamo ancora fatto niente. Dobbiamo salvarci. Sono fiero di quello che stanno facendo i miei ragazzi, ma non sono contento. Lo sarò solo quando saremo salvi. Nessuno ci credeva, alla salvezza, tranne io, i giocatori e la società. I tifosi ci aiutano, vedono che la mia squadra dà sempre l’anima anche quando perde. Rispetto a inizio stagione siamo migliorati molto, è vero che giochiamo bene, non abbiamo paura, ci mettiamo un ardore enorme. Per questo ci credo, eccome».

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