2017

A tutto Di Francesco: «Roma da Scudetto. Schick, Totti e derby: dico tutto»

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Le dichiarazioni di Di Francesco, allenatore della Roma, ha parlato di Schick, di Totti, del derby, delo Scudetto e di tanto altro

La Roma si gode Eusebio Di Francesco. Il tecnico ha plasmato una grande squadra, nonostante lo scetticismo iniziale della piazza, e ora se ne prende, giustamente, i meriti. L’allenatore della Roma ha parlato al “Corriere dello Sport” raccontando l’inizio della trattativa con i giallorossi: «I primi contatti risalgono all’inizio di maggio. E i miei dirigenti lo sapevano, perché li ho sempre tenuti al corrente della trattativa. L’ufficializzazione è arrivata…a casa di Sacchi. Sì, nel senso che ero in un ristorante di Fusignano con tutta la squadra. Dovevamo giocare lì un‘amichevole. Mi arriva una telefonata e un dirigente della Roma mi dice che è fatta. Io ero così contento da rispondere solo: ok, ci vediamo. Posso dire con grande orgoglio di non essermi mai proposto a nessuno, né da calciatore né da allenatore. Sono sempre stato cercato».

Di Francesco ha poi parlato del caso Schick lanciando un avviso al giocatore: «Schick? Non ho ancora avuto modo di parlargli direttamente ma ho saputo che è stato male interpretato. Purtroppo non è stato bene fisicamente e l’ho potuto allenare poco ma vi assicuro che ha dei mezzi tecnici impressionanti. E poi è molto agile pur avendo un gran fisico. Ora vuole e deve dimostrare di essere da Roma. Spero di convocarlo per il derby, non di farlo giocare. Ruolo? Attaccante esterno, seconda punta o anche vice Dzeko. Vedremo. Ha detto che non vuole rincorrere i terzini? Con me dovrà farlo altrimenti non gioca (ride, ndr)».

EDF ha detto la sua sulla corsa per lo Scudetto e anche sugli allenatori che lo hanno maggiormente ispirato e ha parlato anche della Championssiamo la mina vagante»): «Scudetto? Noi dobbiamo lavorare tanto per essere da scudetto. E ci stiamo attrezzando, conoscendo le nostre rivali. C’è il Napoli davanti che gioca un gran bel calcio. Ma io sono convinto che resti la Juve la squadra da battere: la novità di questo campionato magari è che ci siamo tutti avvicinati di più a loro. E conta che noi siamo lì, pronti. Qual è la differenza della Juve? L’abitudine a giocare grandi partite una dopo l’altra: campionato, Champions, campionato. Comprano giocatori adatti a questo tipo di stress, di mentalità. E poi ragazzi, hanno lo stadio di proprietà. Quello porta 10 punti in più in classifica. A chi mi ispiro? Guardiola, Sarri, Capello, Zeman e Ancelotti».

Non poteva mancare una parola sul pupillo Berardi e un’altra su Mahrez, mai arrivato a Roma: «Berardi? Prima è rimasto per continuare a lavorare con me, poi perché il Sassuolo ha chiesto molti soldi per cederlo. Per me merita una big e spero la ottenga. Ha solo un carattere particolare, un po’ timido: pensate che all’inizio si vergognava ad andare in Nazionale… Io però riuscivo a gestirlo, perché non è una testa calda e negli allenamenti dà sempre il massimo. Se l’ho chiesto? Non posso dirlo ma lo vorrei sempre nelle mie squadre. Mahrez? Era la nostra prima scelta e non siamo riusciti a prenderlo. Ma il dispiacere è durato poco, ci siamo riorganizzati con i calciatori che avevamo».

Chiosa finale su Francesco Totti e sul derby: «Totti? A Francesco ho dato solo un consiglio: rubare le qualità di tutti, imparare il più possibile. E lui, che è intelligente, lo sta già facendo. Ovviamente non entra nelle questioni tecniche né mi fa domande sulle formazioni. Del resto io quelle non le dico neppure ai miei collaboratori. Ma mi sta aiutando nella gestione ordinaria. Un esempio: quando andiamo allo stadio lo voglio sempre vicino sul pullman perché con il suo modo di fare stempera le tensioni del prepartita. E conosce bene i giocatori che fino a pochi mesi fa sono stati suoi compagni. Derby? Faccio i complimenti a Inzaghi, è un evento che esula dalla classifica e noi vogliamo vincere».

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