2015
Francesco Flachi, sono un ragazzo di strada
«Ad un certo punto ho sbagliato e ferito me stesso. Però ora voglio tornare a vivere: di calcio, se possibile…»
Niente gossip, poco sensazionalismo, solo fredda cronaca: domani – 8 aprile 2015 – Francesco Flachi compie i suoi primi 40 anni e noi di CalcioNews24 abbiamo voluto chidergli come se la passa. Come vive questi suoi Tempi Supplementari (forzati) iniziati il 19 dicembre 2009 (il calciatore, all’epoca al Brescia, fu trovato positivo al controllo antidoping dopo la gara col Modena) e sublimati il successivo 10 giugno 2010 con una clamorosa squalifica di 12 anni tuttora in corso. La mano del giudice del Tribunale Nazionale Antidoping fu particolarmente pesante perché quella per l’ex bomber della Sampdoria (112 reti per i blucerchiati, terzo sul podio di ogni tempo dopo Roberto Mancini e Gianluca Vialli) fu la “seconda volta”. Il primo fattaccio, infatti, avvenne qualche anno prima (il 21 febbraio 2007, qualche settimana dopo la partita Samp-Inter) e l’imputazione maledetta anche in quel caso fu “doping dovuto all’uso di cocaina”. Fin qui l’aspetto legale. Sportivamente parlando però, Flachi è stato anche goleador generoso sempre a ridosso dell’orbita della Nazionale (la stessa Italia di Lippi che avrebbe trionfato a Berlino) e con una carriera erratica che lo ha portato a girovagare tra la sua Firenze (dove, giovanissimo, era chiuso della coppia Batistuta-Edmundo) e varie puntate a Bari, Ancona, Empoli e Brescia. Nel mezzo il regno felice, dominante e proficuo all’ombra della Lanterna zenese. Troppa ombra ad un certo punto. Vediamo di diradarla, parecchio tempo dopo, per quanto ci è possibile.
La domanda è praticamente d’obbligo: come va dopo 5 anni di stop per squalifica?
«Guarda, rispondo a te come ho risposto a chiunque altro durante questo lungo periodo: mi sento colpevole per ciò che ho fatto e sto ancora pagando per i miei errori. Tutto qui. Il ‘problema’ che nel 2010 mi ha portato a smettere col calcio fortunatamente l’ho superato, non faccio più uso di un bel niente, ma per la giustizia sportiva Francesco Flachi starà fuori dai giochi per almeno altre sette stagioni. Fino al 2022, insomma.»
Questo però è anche l’anno (essendone passati già cinque dalla squalifica) in cui ti è concesso fare domanda di grazia, vero?
«Sì, ed io la farò senz’altro scrivendo una lettera agli organi competenti. Mi piacerebbe fare l’allenatore in futuro come è successo a tanti miei ex colleghi, ma al momento mi è praticamente impossibile ed allora mi dedico alle mie altre attività.»
Che sarebbero?
«Gestitisco una paninoteca qui a Firenze, ho una scuola calcio, collaboro con le radio cittadine, faccio il papà e sto dietro a mio figlio piccolo che ha cominciato a tirar calci ad un pallone… Tutte cose bellissime, per carità, ma dopo un lustro mi sarei anche rotto di stare lontano dal mestiere che in definitiva mi riusciva meglio… (accenna un sorriso) Sai, a volte mi consolo con una battuta: ‘Francesco, e se invece potessi tornare indietro? Rifaresti tutto da capo? No, probabilmente me ne starei bello tranquillo a casa mia!’ (ride)»
Quando giocavi girava spesso questa storia: Flachi sta nel mondo dorato del calcio, però dentro è rimasto un ragazzo di strada (come cantavano I Corvi ai tempi del beat nel 1966), è un appassionato di musica techno, fa l’anticonformista…
«Non ci vedo nulla di male a venire dalla strada: i giornalisti dovrebbero giudicare un atleta da come si comporta in campo, non da cosa ascolta o da chi frequenta finita la partita. I miei veri amici sono rimasti quelli che avevo da ragazzo. Nel calcio moderno, d’altronde, è folle pensare di coltivare rapporti duraturi con i compagni di squadra, gli stessi con cui festeggi dopo un gol: c’è troppa competitività, le gelosie si sprecano, circola un mucchio di denaro che offusca l’anima…»
Un amico importante, però, ti è rimasto…
«Walter Novellino, il mio Mister ai tempi d’oro della Sampdoria: ci sentiamo spesso ed ultimamente siamo anche andati assieme agli allenamenti dell’Empoli, per conoscere da vicino il gioco di Maurizio Sarri. Walter è una persona con la schiena dritta, lui non mi ha mai abbandonato. Altri invece…»
Anche Novellino, dopo gli anni felici con la Samp, si è un po’ appannato nei campionati successivi…
«Il Mister resta un grandissimo allenatore ma, se posso permettermi, ha solo un microscopico difetto: cerca sempre lo scontro, il faccia a faccia, per motivare i suoi calciatori. Non ha filtri, non manda avanti il Vice se deve rimproverarti qualcosa d’importante. Anch’io, il primo anno che venne ad allenare la Samp, ebbi qualche problema con lui e ci siamo urlati di tutto, ma poi ho capito il suo metodo.»
Un metodo “fergusoniano”?
«Bravo! Sir Alex Ferguson è proprio il paragone giusto. Ogni sua critica severa è mirata al miglioramento del giocatore e si vede che oggi c’è poca materia prima in quel senso… Mettiamola così: dieci/quindici anni fa c’erano tanti bravi giocatori e pure diversi uomini, oggi c’è penuria in entrambe le categorie…»
Gol a parte, come mai è scoppiato questo grande, intenso amore tra il fiorentino Flachi e la Genova blucerchiata?
«È nato tutto passo dopo passo: alla Samp mi portò di sua volontà Enrico Mantovani mentre l’allenatore Giampiero Ventura aveva altri piani; poi dal secondo anno, con Gigi Cagni, le cose andarono sempre meglio per me e successivamente salvai la Samp dalla C1 con un gol decisivo al Messina e poi la riportai in serie A segnando al Cagliari nello scontro diretto. Da lì altre belle cose tipo la Champions sfiorata di un punto sotto la guida di Novellino (quando c’erano almeno altre 10 squadre meritevoli di andarci…) e l’Europa League giocata sul campo. Posso aggiungere una cosa essenziale?»
Prego.
«Durante gli anni in Liguria rifiutai anche una offerta importante da Monte Carlo visto che mi voleva il Monaco… Ma io a Genova ci stavo troppo bene e, se non fosse successo il fattaccio della cocaina, credo che avrei chiuso la carriera sotto la Lanterna. Attorno ai 35/36 anni, magari. Me ne hanno levati un po’, insomma, ma la colpa resta mia.»
Hai perdonato Giuseppe Marotta (all’epoca DG della Sampdoria) nel frattempo? Nel 2007 ci furono delle inevitabili tensioni tra voi due…
«Marotta fece solo il suo dovere: forse sul piano umano poteva agire meglio, fare meno promesse disattese, però se lo incontrassi oggi gli stringerei la mano e finita lì, senza tante parole o salamelecchi. Il povero Riccardo Garrone, invece, si comportò da secondo padre nei miei confronti: mi punì e fece bene perché i figli che deludono i padri vanno sempre messi in castigo. Lo ricordo tuttora con grandissimo affetto.»
Ti sei mai sentito una specie di capro espiatorio nella tua vita?
«No, mai. Ripeto: io ho sbagliato ed è giusto che paghi. Però, una volta condannate, le persone non dovrebbero mai essere abbandonate a loro stesse. Io, ad esempio, avrei lavorato volentieri nel sociale, sarei andato nelle scuole a fare prevenzione contro la droga piuttosto che essere mollato lì come un sacchetto della spazzatura. Ok, ho preso cocaina, ma vorrei che fosse chiaro che Francesco Flachi ha fatto male solo a stesso e non ha mai ammazzato nessuno! Io non ho mai mancato di rispetto alle squadre in cui ho giocato e ai loro rispettivi tifosi. Vogliamo parlare di scommesse clandestine invece? Lì ho visto atleti andare in carcere e poi riprendere tranquillamente a giocare… Ecco, in tutta onestà, io questa difformità di giudizio non sono mai riuscito ad accettarlo dentro la mia testa. Però, in quest’ambiente, sarei uno stupido se mi accorgessi solo oggi dell’ipocrisia che circola a quintali…»
Ed ora?
«Eh, domani compio quarant’anni e stasera c’è la Fiorentina che gioca in Coppa Italia contro la Juventus: speriamo che la Viola mi faccia un bel regalo! (ride). Poi ci sarebbe anche un’altra cosa, se me la faranno fare…»
Quale?
«A giugno vorrei giocare la mia partita d’addio a Marassi, il cosiddetto Flachi Day. L’idea è nata dal presidente Massimo Ferrero, che ringrazio molto, e l’intero incasso sarà devoluto agli alluvionati di Genova e alla Fondazione Stefano Borgonovo. Si tratterà di una gara non ufficiale, senza arbitro dell’AIA, quindi penso che non ci saranno problemi a livello legale. Anzi, non ce ne dovranno essere visto il carattere benefico dell’intera operazione. Speriamo bene…»
Auguri in anticipo, Francesco.
«Grazie. Molti dicono che la vita di un uomo comincia o ricomincia a 40 anni. Spero sinceramente che sarà così anche per me, ne ho davvero bisogno…»
Rubrica a cura di Simone Sacco (per comunicare: calciototale75@gmail.com)