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Francesca Mantovani: «Abbraccio Mancini-Vialli? Ho pianto insieme a loro»

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Francesca Mantovani commenta le parole di Mancini e l’abbraccio tra il commissario tecnico e Vialli: le sue dichiarazioni

Francesca Mantovani, figlia del compianto presidente della Sampdoria, commenta le parole di Roberto Mancini e l’abbraccio del commissario tecnico con Gianluca Vialli: le sue dichiarazioni a Repubblica.

PAROLE MANCINI – «Non l’ho sentito in diretta, poi alle due di notte mi è arrivato da amici il link della conferenza. È stato un qualcosa di inaspettato. Soprattutto perché Mancini ha detto quelle parole in un momento immediato dopo la partita, a caldo, non il giorno dopo, per cui è stato ancora di più una bellissima cosa, di cui lo ho ringraziato con un messaggino nel quale gli ho fatto anche i complimenti, per lo straordinario risultato che ha ottenuto».

ABBRACCIO VIALLI – «Mi sono messa a piangere insieme con loro. Ma dico la verità: l’inizio di tutto è stato la partita con l’Austria, quando Luca al nostro gol è saltato in piedi ed è andato ad abbracciare il Mancio. È stata la cosa più emozionante di quella sera vedere la gioia sul volto di Vialli».

VIALLI – «Io non so cosa potesse raccontare, cosa ci fosse dentro di loro in quel momento, due che hanno vinto tanto insieme molti anni fa e si sono ritrovati lì, il Mancio da tre anni, Luca da meno. Però, lo ammetto: è ovvio un po’ che il mio cuore sia con Luca, è normale che io pensi al periodo che Luca sta passando a livello personale, non riesco a scinderlo dalla battaglia che sta combattendo. È la persona per la quale sono più felice, non me ne voglia nessun altro».

WEMBLEY SAMPDORIA – «Non vorrei fare un paragone totale, non è che vittoria di domenica cancelli il dispiacere per la sconfitta di Wembley. in Coppa Campioni. Forse per loro può essere in parte così, per me come tifosa non è paragonabile, per quanto possa essere legata alla Nazionale, la Samp viene prima di tutto». 

FINALE COPPA CAMPIONI – «Mi ricordo il mio più grave errore, non aver visto la finale di Coppa Campioni vicino a mio padre. Sin da bambina assistevo alle partite a fianco a lui, ma quel giorno il cerimoniale non lo permise e io avrei dovuto chiedergli di spostarsi in un altro settore della tribuna con me come aveva fatto a Goteborg per la finale di Coppa Coppe. Ricordo la sera dopo la partita lui che saliva le scale sfatto e triste…»

SAMPITALIA – «Io sono di parte, ma mio papà è stato troppo bravo, è stato il presidente numero uno per distacco. Al di là della sua intelligenza e sensibilità nello scegliere, la sua grande forza è stata quella di saper instaurare un rapporto con i giocatori molto speciale, e lo stesso con i tifosi. Credo che vedere trent’anni dopo Mancini e Vialli con quel rapporto fraterno dica tutto più di ogni altra considerazione».

MANTOVANI E IL DEBOLE PER MANCINI – «Sì, diceva che se non giocava lui non si divertiva, ma Vialli gli ricordava che se non c’era lui non si vinceva. Con Luca ci siamo messaggiati sin dalla prima partita dell’Europeo tutte le vigilie. Ho visto Italia-Turchia dalla Turchia perché ero lì per lavoro. A fine partita mi ha scritto: “Ne mancano ancora sei…”. E da quella sera siamo andati avanti così sino a domenica, sino a quell’abbraccio che mi ha fatto piangere».

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