2014

Foschi: «Pordenone, la rosa non era all’altezza. Pellissier si è ripreso quello che gli spetta, su Bardi…»

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Il tecnico si racconta in esclusiva per Calcionews24

La Lega Pro sta stabilendo, fin qui, una sorta di piccolo record: su sessanta squadre ben ventidue hanno già cambiato almeno una volta la conduzione tecnica. Nel girone A è toccato al Pordenone cambiare per la terza volta allenatore con l’esonero di Luciano Foschi al quale è subentrato l’ex centrocampista dell’Udinese Fabio Rossitto. Foschi, che per anni è stato il secondo di mister Di Carlo sia al Chievo Verona che al Livorno, paga una serie lunga di sconfitte consecutive. La compagine friulana è quella che ha raccolto meno punti tra tutte le leghe italiane dovute a delle carenze tecniche piuttosto evidenti. L’inizio era stato incoraggiante, con la vittoria contro la Cremonese per una rete a zero. Il tecnico di Albano Laziale è un combattente e guarda al futuro con estrema serenità. Luciano Foschi affida a Calcionews24.com le prime impressioni, facendo anche un plauso ad un suo ex giocatore al quale è rimasto particolarmente legato.

Mister che bilancio fai di questa tua esperienza al Pordenone?
«Sono stato per otto partite lì, putroppo c’era una squadra che fa fatica a competere in quella categoria. Inutile nascondersi, fino a quando abbiamo sopperito con la corsa ce la siamo giocati anche alla pari ma venivano puniti puntualmente da errori individuali. La realtà è quella di una squadra non all’altezza».

Il Pordenone detiene alcuni primati, a livello europeo, poco confortanti. Dal minor numero di punti raccolti ed è stata scalzata da poco nel primato del maggior numero di reti subite, ora detenuto dal Parma. Ci sono stati degli errori di valutazione fatti in estate?
«Il quadro di certo non è incoraggiante, ci sono formazioni come la Cremonese che difficilmente rimarranno invischiate in quella posizione difficile di classifica. E’ stata l’unica squadra che ho battuto ma è una squadra importante. La Lega Pro è un campionato equilibrato, non facile. Non mi stupirebbe se venissero capovolte alcune gerarchie attuali, i punti tra zona play-off e play-out saranno pochi».

Sapevi che la situazione non era delle più semplici, sei rimasto deluso dalla decisione della società?
«No, guarda devo dire la verità: mi hanno concesso sette sconfitte consecutive, non mi posso lamentare. Capisco la loro decisione, ci può stare. Mi dispiace solo perchè eravamo d’accordo di arrivare a gennaio e puntare ad almeno cinque acquisti perchè anche loro sono consapevoli che la squadra lì non va da nessuna parte. Mi sarebbe piaciuto poter contare su dei rinforzi per far capire che il mio lavoro era la strada giusta».

C’è un dato signifcativo, più di un allenatore su tre in Lega pro è stato esonerato. Quale spiegazione si può trovare?
«Non c’è una spiegazione logica, sicuramente non c’è programmazione. Sicuramente io andrei a cercare il mio allenatore durante la settimana e non la domenica. Faccio un esempio su tutti che secondo me è eccezionale: l’Empoli ha deciso di prolungare il contratto già da un mese a Sarri, nella peggiore delle ipotesi con Sarri. Quella è una società che non retrocede, può accadere alla squadra perchè la classifica dice quello. L’Empoli ha una programmazione ben definita, ha una struttura tecnica e societaria intelligente. Se dovesse andare male sono consapevoli che le responsabilità non sono dell’allenatore, è una realtà che sa fare calcio. Putroppo in Italia non si fanno di questi ragionamenti, bastano tre sconfitte e sei in discussione».

Cosa lasci in eredità a Rossitto di buono in questi mesi?
«Rispetto a quando sono arrivato ho dato intensità e compattezza cosa che quella squadra non aveva. Due componenti che vanno al di là del modulo e dei giocatori. Sono due concetti sul quale abbiamo lavorato molto. Sono mancate altre cose, Rossitto trova una squadra ben allenata e con una intensità di gioco, qualitativamente è una squadra abbastanza carente».

Hai lavorato per tanti anni con Di Carlo, adesso pensi di rimanere come primo allenatore o valuteresti un ritorno nel suo staff?
«Diciamo che dopo tanti anni mi sono rimesso in discussione, accettando una destinazione non facile ma io non mi sono mai tirato indietro. Adesso valutererò tutto quello che mi verrà proposto, se è il caso di fare un percorso piuttosto che un altro».

Quando ti nomino il Chievo Verona, tocco uno dei legami più forti che hai avuto. Adesso un tuo pupillo è tornato a giocare e segnare come Pellissier…
«Io non avevo dubbi, forse ero uno dei pochi. Sistematicamente dicevo a Sergio di non mollare. Un uomo come lui non molla mai, i due gol fatti nella vittoria contro il Cesena ne sono la prova. Sergio è il Chievo Verona, forse chi c’era prima avrebbe fatto meglio a considerarlo un pò di più. Conosco l’uomo e so cosa può dare. Sono contento ma non stupito».

Hai allenato anche Bardi l’anno scorso a Livorno, credi che sia giusto puntare su Bizzarri ora?
«I giovani, nei momenti duri, pagano di più a livello mentale. Adeso farà fatica a capirlo, ma Maran gli sta facendo un favore a dargli un pò di riposo. Sta puntando su giocatori più esperti ma Francesco rimane un portiere importante, dell’Under 21 azzurra e tornerà presto titolare».

 

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