2013
Fiorentina, Viviano: ?Juventus rivalità infinita?. E poi attacca gli altri sportivi..
FIORENTINA VIVIANO – Nel bene e nel male questo è il momento dei portieri: se un tempo bastava avere mani buone per difendere i pali, ora l’estremo difensore moderno deve aver anche buoni piedi, essendo diventato una sorta di libero. La sfida tra Juventus e Fiorentina che andrà di scena domani sarà anche un duello tra Gigi Buffon ed Emiliano Viviano. Quest’ultimo, intervistato da La Repubblica, ha dichiarato in merito alla gara: «Vigilia normale? Non ci penso proprio. Questa rivalità non finirà mai. Firenze non si sottomette, crede nella sua diversità, è scesa in strada per tenersi Baggio. Tutta la città, non solo i tifosi. E se la Fiorentina vince la città per una settimana respira meglio, quasi felice. Credetemi, se lo dico io che sono nato a Fiesole, ma sono di Peretola. Mia mamma era cuoca alla manifattura di tabacchi, papà operaio alla Centrale del latte, due fratelli più grandi. Ho sempre tifato Fiorentina, perché io in questa squadra volevo giocarci sin da piccolo. Batistuta, Rui Costa, Toldo. Era sempre lì a guardarli. Lo sussurro: sono appagato, non ho altri sogni».
Il portiere viola ha proseguito da Buffon al suo ruolo, aprendo una polemica contro gli altri sportivi: «Il nostro ruolo ha margini di errore molto stretti. Passi da asino a eroe in un attimo. Buffon pareva vecchio, da buttare: così dicevano. Oggi è di nuovo santo. Io dico che Buffon è su un altro pianeta, uno così nasce ogni quarant’anni. Conta la forza, la continuità. E lui regge da più di 15 stagioni. Che volete di più: criticare per principio? Il portiere è un ruolo a rischio: ti martellano, e tu sei solo. Ti devi prendere la responsabilità, anche se agisci d’istinto. Nello stadio mi possono urlare di tutto, lo accetto, ma non lo concepisco. Però tutto deve durare 90’, se dura di più c’è qualcosa di sbagliato. Ma si sa, con i calciatori è facile prendersela. Vadano a lavorare, no? Come se a noi facesse piacere sbagliare un gol o prenderlo. Siamo i viziati, quelli da condannare, i miliardari. Poca fatica, tanti soldi. Gli altri sportivi ci odiano, ne ho avuto testimonianza. A Pechino nel 2008 entro in ascensore con Gibilisco, saltatore con l’asta, mi dà ostinatamente la schiena, si gira proprio dall’altra parte, e non mi saluta. Vuoi fare il Che Guevara? Ma vai a combattere in montagna. Incontro la Vezzali, anche lei tira dritto, senza degnarmi di un ciao. Ero in tuta, con la maglia azzurra, mica in costume. Quell’atteggiamento che disprezza, che si sente moralmente superiore, e te la vuole fare pagare. Ma che ci posso fare io se hanno sbagliato sport? Non guadagnano e se la prendono con me? Ci criticano perché noi abbiamo viaggiato in business e loro in economica. È la nostra federazione che ha pagato la differenza. Invitassero la loro a fare così. Ho visto la giornata-tipo di Daniele Molmenti, canoa. Sono sincero: non farei mai quello sport. Troppa durezza e poche lire. Lo dico con ammirazione. Per me sono eroi».
Sul vizio del fumo, le difficoltà incontrate a Firenze e le ambizioni, invece, Viviano ha spiegato: «Non sono il solo, anche in nazionale la sigaretta piace. Pure se nessuno ci tiene alla pubblicità. Sarebbe meglio smettere, ma di notte mi viene una voglia pazzesca. Sarà che non sopporto i ritiri, li abolirei, un concentrato di noia. Il Barcellona non ci va in ritiro. Si potrebbe mangiare insieme, perché l’alimentazione è importante, e poi andare a dormire a casa. Ci vorrebbero giocatori maturi, sì. Non so se tutti noi lo siamo. Panchina? Stare fuori è doloroso, ma è l’allenatore che valuta. Per me non lo meritavo, però l’occhio esterno vede in maniera più fredda. A me i portieri acrobatici non piacciono, preferisco i sobri. E non credo che l’alternanza estrema faccia bene. L’altalena destabilizza, hai bisogno di tranquillità. C’è un numero uno e un numero due, se tutto si mischia diventa più complicato. E per me Stekelenburg è più forte di Goicoechea, capisco la sua reazione. Detto questo, stare in panchina mi ha fatto lavorare di più. Invidio Victor Valdes, perché al Barcellona non gli tirano mai in porta. E soffro gli attaccanti piccini e veloci. Per il resto: se andiamo in Europa è bene, ma se resto alla Fiorentina è meglio».