2012
Fiorentina, Toni si racconta: “Tornare a Firenze è stata una sfida”
FIORENTINA LUCA TONI TRIBU’ DEL CALCIO BAYERN MONACO GENOA PALERMO JUVENTUS ROMA – E’ un Luca Toni a 360° quello che si racconta a La Tribù del Calcio, programma sportivo di Mediaset Premium. Il calciatore ripercorre tutta la propria carriera, partendo da Palermo fino ad arrivare alla parentesi di Dubai e al ritorno alla Fiorentina. In mezzo a tutto questo c’è lo scudetto sfiorato con la Roma, i primi anni a Firenze, il Bayern Monaco e i mesi alla Juventus e al Genoa. Queste le parole del calciatore:
“A Palermo ho visto lo stadio che esplodeva di gioia, perchè l’anno che feci 30 gol abbiamo vinto e stravinto ma c’era una città ai nostri piedi. Potevamo fare quello che volevamo, c’era una città in festa. Anche il primo anno di Serie A c’erano 34mila abbonati, il calciatore si rende conto della fiducia che c’è attorno a lui. I primi due anni feci 50 gol, vedevo dirigenti e presidente che dicevano: “Toni più di così non può fare”. Vedendo che non c’era fiducia decisi di cambiare.
Alla Fiorentina mi volevano l’allenatore e il presidente, c’era voglia di ripartire. Ci fu il divorzio col Palermo che per molti era difficile. Loro con i miei soldi presero Caracciolo e Makinwa, sono delle scommesse può andare bene o male. Il primo anno a Firenze fu l’anno migliore per me dal punto di vista fisico, la squadra era nuova e c’era grande entusiasmo. Io facevo sempre gol perchè avevo una squadra che giocava per me, fu forse l’anno migliore della mia carriera. Arrivammo in Champions, ho battuto molti record. Non sapevamo che c’era dietro Calciopoli e fino a quando non c’era Calciopoli e pensavamo di aver fatto un’impresa. Poi ci fu la mazzata della penalizzazione, un peccato perchè non c’entravamo nulla. Dopo il Mondiale vinto arriva lo scandalo di Calciopoli. Io non parlai prima con i Della Valle. Ero tentato dall’andare all’Inter, perchè era una squadra forte, avrei guadagnato di più. Mi sarebbe piaciuto, ma senza parlare prima con i Della Valle. Loro mi chiesero di rimanere almeno un anno, perchè partivamo da -19. Ero un po’ dispiaciuto però rimasi con entusiasmo, si creò un bel rapporto con loro.
L’estate successiva mi volevano Milan, Inter e Juve ma mi sembrava giusto andare fuori dall’Italia. Trovai il Bayern Monaco, fatto da persone serie, mi volevano e decisi di andare a vedere lo stadio e la città e mi piaceva l’idea di una nuova avventura. Monaco è una città molto italiana, io però feci il primo anno alla grande, vinsi classifica marcatori di Coppa Uefa e Bundesliga. I tifosi erano innamorati perchè avevo portato tanto entusiasmo. Era bello. Van Gaal voleva vendere molti calciatori, voleva cambiare tutto, non ama i calciatori latini. Sul campo è un bravo allenatore ma come rapporto umano zero. Litigai con lui perchè lui voleva litigare con me. Non mi faceva giocare, o mi toglieva presto, aveva sempre molto da ridire su di me in allenamento. Non puoi trattare un calciatore come fosse uno schiavo.
Con la Roma sono stati sei mesi intensi, arrivai che eravamo quinti o sesti, poi con il gioco e la piazza molto calda abbiamo fatto la rincorsa allo scudetto. Era una squadra tosta, che andava bene però la rimonta non servì a nulla. Siamo stati ad un passo dallo scudetto, che sarebbe stato particolare. La partita con la Sampdoria fu un mezzo incubo. Un primo tempo fantastico, eravamo sopra 1-0 con un rigore non dato. Nel secondo tempo fu incredibile, prendemmo il gol dell’1-1 e poi in contropiede anche il 2-1. Una situazione indescrivibile. Uno stadio pienissimo in silenzio, avevamo perso la possibilità di entrare nella storia.
Il Genoa? C’è poca programmazione, ogni giorno arrivano calciatori nuovi. Non danno tempo a nessuno di ambientarsi, ma eravamo comunque in una buona posizione di classifica però c’era sempre qualcosa che non andava bene. Qualsiasi cosa era colpa mia. In una squadra sto bene se tutti son contenti, se l’allenatore o il presidente non lo sono vado via. Non ho bisogno dei soldi di Preziosi.
Alla Juve andai con entusiasmo e alla prima partita mi feci male al ginocchio: 2 mesi fermo. Per uno della mia stazza quando ti fai male ad un ginocchio così non è facile. Avevano comprato anche Matri e non giocai tanto, fu un’annata storta. Decidemmo di chiudere e di cambiare aria, se me lo dicevano prima potevo decidere. Fino ad Agosto dovevo rimanere, poi a due giorni dalla chiusura del mercato mi dissero che potevo andar via e decisi di restare fino a Gennaio. Pensavo di chiudere la carriera fuori, ma uno abituato a giocare a certi livelli quando arrivi a Dubai, con gli stadi vuoti, capisci che non è professionismo. Non mi sentivo più un calciatore. Oggi mi sento vivo, è stata un’altra sfida. Tornare a Firenze è stata una sfida, sapevo che mi davano per finito ma la gente anche adesso si è ricreduta”.