2013
Fiorentina: la quiete dopo la tempesta
Quando Leopardi affermava che il piacere è figlio d’affanno intendeva dire che le crisi servono per rialzarsi, le vittorie si ottengono con i sacrifici e i momenti oscuri aiutano ad apprezzare il sereno. Indubbiamente la Fiorentina, nella sconfitta senza alibi dello Juventus Stadium, aveva toccato il fondo in una stagione fin qui comunque piena di soddisfazioni. Dopo la disfatta contro i bianconeri però la favola Fiorentina, lo stile Barcellona e il tiki taka sembravano evaporati nel giro di qualche mese, in un 2013 assolutamente scarno di risultati.
Dopo un inizio di campionato assai spumeggiante, Poseidone, la divinità dei mari, ha reso turbolenta la navigazione di una Fiorentina che, nelle ultime uscite, sembrava aver smarrito la bussola. La sconfitta interna contro il Pescara è stata il primo sintomo di un clamoroso sbandamento, a Catania e Udine la ciurma viola ha cominciato sempre più a vacillare, contro il Parma qualche cenno di ripresa, ma poi è arrivata la tremenda collisione contro l’iceberg bianconero: il più avverso degli ostacoli che ha fatto prima scuffiare e poi arenare la ciurma gigliata.
Ma un vero timoniere, quale è Montella, sa come risollevare la bandiera, sa come riplasmare la squadra, sa quali ordini dare alla sua truppa per invertire la rotta. Contro l’Inter i viola hanno voltato pagina passando dal momento più cupo a quello assolutamente più brillante dell’intera stagione. L’incornata di Ljajic è una boccata d’ossigeno, un toccasana per i polmoni che ricominciano a respirare. La staffilata di Jovetic è un sommergibile imprendibile dritto al sette. Il tacco di Aquilani è un capolavoro balistico, una virata vincente. Intanto dalla cupola del Duomo, là da ponente, scompaiono le nuvole e riappare il sereno. La tempesta è finita e Firenze ricomincia a gongolare. L’avversario nerazzurro affonda inerme con quattro cannonate che rimbombano nel Franchi, trasformato in una fiumana di tifosi in delirio. Il poker rifilato all’Inter è da far venire la nausea anche ad un lupo di mare come Stramaccioni, capace di sbancare lo Juventus Stadium e di domare il Napoli a San Siro. Come ci ricorda il sopracitato Leopardi, uscire di pena è diletto fra noi, ma era necessario attraversare la bufera per assistere alla più bella Fiorentina della stagione: mai così fulgida, mai così splendente.
Non a caso Montella ha sottolineato l’importanza di Diego Della Valle, colui che, con la sua presenza, ha riportato serenità nell’ambiente, ha trasmesso calma alla squadra, restituendo, dopo la recente tempesta, una meritata quiete. Con un affiatamento non indifferente i gigliati hanno dimostrato di essere un gruppo coeso, capace di remare all’unisono nella medesima direzione, continuando così ad alimentare i sogni europei. Insomma, dopo questa straripante vittoria, la rotta della Viola può continuare a gonfie vele, con un vento che adesso è assolutamente favorevole.
Le coordinate della Champions sono ancora lì, ad un palmo di mano, a qualche nodo di distanza. Rispetto ai confini dell’orizzonte, ciò che è dietro l’angolo è sempre più affascinante. Ciò che possiamo solo intravedere ci attira maggiormente, semplicemente perché rappresenta l’ignoto e la Fiorentina ha tanta voglia di scoprire cosa si cela dietro l’orizzonte, quale porto l’attende, quale sia il palcoscenico europeo nel quale approdare trionfante e a vele spiegate.