2020
Fiorentina, ‘dulcis in fundo’ nel 2020: ma troppe cose non funzionano
Il primo anno della presidenza Commisso si chiude con una grave insufficenza: troppi passaggi a vuoto per la Fiorentina nel 2020
Il 2019 si era chiuso con l’esonero di Vincenzo Montella: una salvezza risicata e la riconferma in estate non sono bastati al tecnico per tenersi stretta la panchina, dopo l’avvio da incubo in Serie A. Al suo posto negli ultimi giorni del 2019 è arrivato Beppe Iachini con la fama di uomo che si esalta nelle difficoltà. Il campionato 2019/20 si chiude con un onorevole decimo posto per la Fiorentina che però non basta per le ambizioni del presidente Commisso. Il nome di Iachini è in bilico per tutto il periodo del calciomercato quando viene poi riconfermato sulla panchina a discapito dei sogni Sarri, Spalletti e De Zerbi.
L’agosto viola viene invece scosso dalla cessione, forse annunciata ma non in tempi brevi, di Federico Chiesa alla Juventus. Il prodotto del vivaio viola segue le orme di Baggio e Bernardeschi e approda alla poco amata “Vecchia Signora”. Intanto la Fiorentina in campionato parte bene contro il Torino ma i risultati nelle gare successive tardano ad arrivare. Ad ogni fine gara si ripropone l’interrogativo sulla permanenza o meno di Iachini sulla panchina viola e l’esonero non tarda ad arrivare: dopo il pareggio con il Parma e 8 punti in 8 giornate, la Fiorentina richiama un condottiero che ha portato i viola in vetta al calcio italiano, ovvero Cesare Prandelli.
L’ex ct della Nazionale ha un compito arduo: amalgamare un gruppo che appare poco coeso in cui anche i nuovi acquisti (Amrabat su tutti) sembrano aver perso fiducia. E l’avvio non è dei migliori: in sei gare, tre sconfitte e tre pareggi, di cui due consecutivi. La barca sembra praticamente pronta al naufragio in casa della Juventus, ed invece capitan Prandelli porta i suoi fuori dalla burrasca: 0-3 in casa dei campioni d’Italia e entusiasmo ritrovato. Un barlume di speranza per una squadra che ha affrontato in larga scala l’incubo COVID ma che non può imputare alla pandemia il suo scarso rendimento. Il voto? Un 5, con la bontà del periodo natalizio.