2012

Fiorentina-Atalanta, Delio Rossi: “Divertimento assicurato”

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FIORENTINA ATALANTA DELIO ROSSI – Con un passato sulla panchina dell’Atalanta e della Fiorentina è difficile fare un pronostico in vista della sfida tra i viola ed i bergamaschi. Delio Rossi, però, intervistato da L’Eco di Bergamo ha analizzato la situazione dei due club e alla fine ha optato per un pareggio.

Buongiorno Delio Rossi, domenica c’è Fiorentina-Atalanta. Lei vedrà la partita?

«Come no. Qui a casa ho il televisore e anche l’abbonamento a Sky. Domenica ho visto la Fiorentina vincere a San Siro e l’Atalanta battere l’Inter. Sarà una partita divertente».

Quindi non sarà allo stadio.

«L’ultima volta ci sono andato per Novara-Cittadella, perché mio figlio lavora su in Piemonte, coordina gli osservatori. Hanno perso in casa, mi ha detto di non tornarci più».

E allora ci dica di Fiorentina-Atalanta vista in tv.

«Si affrontano le due squadre del momento, con due buoni allenatori e sempre in campo con lo spirito giusto: fare calcio».

Ci dica degli allenatori.

«Montella è un ragazzo sveglio, molto curioso e questo è segno d’intelligenza. È venuto spesso a vedere i nostri allenamenti quando era al Supercorso di Coverciano. E ha un segno distintivo: le sue squadre giocano bene a calcio. Quindi è un allenatore bravo».

E Colantuono?

«Credo che sia l’allenatore perfetto per una realtà come l’Atalanta. Ha capito Bergamo, ha uno stile da bergamasco: pochi fronzoli, niente picchi spettacolari fini a se stessi, una concretezza nel proporre un calcio organizzato che sta facendo dell’Atalanta una realtà del campionato».

Per arrivare dove?

«Se l’Atalanta giocasse le prossime 26 partite come ha fatto contro l’Inter diventerebbe la grande sorpresa della stagione. Ma per valori complessivi e considerati gli alti e bassi naturali di una stagione immagino che l’Atalanta sarà tra le primissime dietro le grandi».

Ci faccia due conti.

«Mi pare che le prime cinque della classifica più Roma e Milan abbiano un organico superiore, com’è nella logica delle cose. Ma subito dopo c’è l’Atalanta».

E la Fiorentina?

«Con i livelli di calcio che sta proponendo, è giusto che punti a un posto in Champions».

Provi a giocare Fiorentina- Atalanta. Se fosse a Zingonia…

«Mi organizzerei per limitare i due esterni, Cuadrado e Pasqual, e il fraseggio che i viola sanno fare in mezzo al campo».

E se invece fosse ancora a Firenze?

«Mi preoccuperei di Denis, che mi pare ritrovato, e soprattutto di Moralez. Quel ragazzo è devastante, ha un’intelligenza calcistica che può fare la differenza in qualsiasi partita. E quando gioca da trequartista mi da la sensazione di essere imprendibile».

Eravamo tutti preoccupati perché gli mancano i centimetri…

«Ma il calcio deve tornare ai valori tecnici a scapito della fisicità. Altrimenti non cresceremo mai».

Come gli spagnoli.

«Quella è una scuola inimitabile, che comincia nei vivai e prosegue fino alle grandi manifestazioni. Noi facciamo gli italiani, cosa che sappiamo fare bene. Ma rispettiamo l’importanza delle qualità tecniche».

All’Atalanta mancherà Peluso.

«Mi spiace, il confronto con Cuadrado sarebbe stato entusiasmante. Che sfida, sulla corsa».

Alla Fiorentina dovrebbe mancare Jovetic.

«Un campione assoluto, ma non fatevi ingannare: la Fiorentina non è solo Jovetic, ha un gioco, un’identità. Mi spiego: la Lazio, o il Napoli, hanno un rendimento strettamente legato a quello di Klose, o di Cavani. La Fiorentina no, può proporre tanti interpreti di primissimo piano. Molti li avevamo identificati già durante la mia gestione…».

El Hamdaoui?

«Certo, era all’Ajax, aveva firmato già a gennaio. Ma anche lo spagnolo Borja Valero l’avevamo già nel mirino. Il progetto dei Della Valle era chiaro, perché a Firenze dopo un anno nelle parti basse della classifica devi cambiare tutto e ripartire, non ci sono mezze misure».

Tra i pochi rimasti c’è Ljajic.

«Per forza, non sono riusciti a venderlo…».

Lei l’aveva preso a botte.

«Lasciamo perdere, per favore. È stato un momento così, cinque minuti dopo per me era tutto finito…».

Ma quell’episodio le è costato la panchina e una squalifica.

«Tutto passato, tutto dimenticato. La squalifica è finita, e dato che io non so fare altro, non mi posso mettere a fare l’imbianchino, o il giornalista. Tornerò in panchina».

Presto?

«Quando capiterà l’occasione giusta. Tre contatti seri di serie A ci sono già stati, non mi chieda nomi. Ma serve sintonia, altrimenti è tutto inutile».

Sembrava che lei potesse andare all’estero.

«Un po’ di anni fa non la consideravo un’ipotesi realistica, oggi entri nello spogliatoio di una squadra italiana e gli stranieri sono più degli italiani. Ormai siamo nel mondo, non ti puoi sottrarre».

Magari ci sono delle realtà nelle quali si lavora meglio che in altre…

«Tutto è legato ai risultati. Sempre e ovunque. Se non vuoi metterti in gioco basta pensare a qualche posto esotico, e scegli di farlo per soldi. Ma se resti per esempio in Europa, ovunque conta il risultato».

E domenica come finisce?

«Mah, io voglio bene alle squadre per le quali ho lavorato…».

…certo, certo. Ma come finirà?

«Se sono obbligato a scegliere dico pareggio, almeno non sono costretto a scegliere…».

Alla Fiorentina non saranno contentissimi.

«Immagino. Ma così non devo scegliere…».

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