2013

FIGC, Abete: ?Sospensioni partite? Ci sono delle regole?

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FIGC ABETE RAZZISMO – Non si è ancora spento il fuoco delle polemiche dopo la sospensione della gara tra Pro Patria e Milan per i cori razzisti intonati dagli spalti. E’ tornato sull’argomento il presidente della FIGC, che ha approfondito la questione a Il Secolo XIX: «Sospendere la partita in futuro? Certo, la norma esiste, dunque è possibile. L’arbitro può interrompere la partita, ma la sospensione è una decisione che può essere presa solo dal responsabile dell’ordine pubblico. Le nostre regole sono chiare, anche i regolamenti sportivi devono ovviamente rispettare la gerarchia dell’ordinamento. Decide il responsabile dell’ordine pubblico, che è presente a ogni gara, esattamente come l’arbitro».

«Sospendere una partita come Genoa-Samp, Milan-Inter, Roma-Lazio, una qualsiasi partita di serie A, significa mandare a casa decine di migliaia di persone, senza la certezza che tutti si siano davvero accorti di cosa stia accadendo. È una valutazione che comporta pesanti decisioni sul piano dell’incolumità degli spettatori. Non solo: spesso la procedura, sollecitata anche dai vertici Uefa, prevede che prima vengano lanciati messaggi che invitano a smetterla con quelle espressioni, pena sospensione della partita. È dimostrato che hanno un effetto deterrente», ha aggiunto Giancarlo Abete, che poi ha proseguito: «Ripeto, la regola c’è, legare tutto alla sensibilità dei singoli giocatori significherebbe creare un sistema privo di regole. Penalizzazione per le squadre? Così si tornerebbe alle generalizzazioni. E negli ultimi anni il sistema delle penalizzazioni sta già incidendo molto, non solo in Lega Pro. Condannare con la penalizzazione le società per le colpa di alcuni tifosi? Credo si correrebbe il rischio di allontanare ancora altri imprenditori seri dal mondo del calcio. Italia multietnica? Le scelte del nostro commissario sulle convocazioni, devono ovviamente essere prese in piena autonomia. Certo, rispecchiano quei valori nei quali noi e lui crediamo. Guardate le convocazioni e non parlo solo di Balotelli: il Paese nel quale noi crediamo è un’Italia multietnica».

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