2016
Ferrara sul passaggio di Higuain alla Juve: «Lui come me? Assolutamente no»
Ciro Ferrara, doppio ex della sfida che opporrà questa sera Juventus e Napoli, presenta la sfida: «La Juve è davanti a tutte come squadra e come organizzazione societaria». E su Higuain: «Il suo passaggio alla Juve come il mio? Sono due vicende che non si possono accostare»
Questa sera andrà in scena allo Stadium di Torino l’attesissimo scontro fra Juventus e Napoli. Una partita, questa, forse meno decisiva di quella dello scorso anno, quando la rete di Zaza volle dire per la Juve sorpasso decisivo ai danni dei partenopei e quinto scudetto consecutivo, una partita che resta però pur sempre affascinante. Può sapere bene cosa si provi a giocare una sfida di questo tipo solo chi l’ha giocata, magari anche con entrambe le maglie. Qualcuno come Ciro Ferrara, per esempio. L’ex-difensore, dal 1980 al 1994 – giovanili comprese – in maglia azzurra e dal 1994 al 2005 in maglia bianconera sa bene cosa significhi una sfida di questo genere, e ne ha parlato ai taccuini del Corriere dello Sport.
JUVE DAVANTI A TUTTE – Una sfida che, se non tradirà le aspettative e ricalcherà la falsariga di quelle precedenti, si giocherà ad alta intensità: «Intanto, purtroppo, non so ancora se sarò in grado di riuscire a vedere la partita – ammette Ferrara – visto l’orario: saranno le due e quarantacinque del mattino in Cina. Però la vedo come sempre, una partita con grandissima rivalità tra due candidate a lottare per il vertice. Da diversi anni ritengo la Juventus davanti a tutti come squadra e come organizzazione societaria. Le altre, e tra queste sicuramente il Napoli, devono cercare di mantenere il ritmo della Juventus fino alla fine».
HIGUAIN – Impossibile, dopo le vicende di questa estate in sede di calciomercato, non pensare ad un nome: Gonzalo Higuain. Il centravanti argentino ha fatto piangere e infuriare Napoli per la sua scelta di accasarsi a Torino, una scelta che potrebbe sembrare simile a quella di Ferrara, che tiene però a mettere i puntini sulle “i”: «Su questo ho da obiettare. Nessun calciatore fino ad oggi ha avuto la storia che ho avuto io con il Napoli. La mia storia con il Napoli è quella di un ragazzo della città, uno scugnizzo, cresciuto nel settore giovanile, la storia in una squadra che è durata per dieci anni, storia anche di capitano, quando andò via Diego. Quindi non credo che le due vicende si possano minimamente accostare. Io avevo un contratto in scadenza nel ’94. La mia decisione di andare alla Juventus è stata presa perché dopo aver giocato in un Napoli vincente credevo che la Juventus fosse la squadra che mi poteva permettere di restare a certi livelli, qui in Italia».
DIEGO E’ SEMPRE DIEGO – Uno come Ferrara, che ha giocato con le maglie di due delle squadre più forti negli anni ’90 e 2000, ha avuto anche il privilegio di veder giocare campioni del calibro di Maradona e Platini, due “dieci” veri che hanno fatto innamorare i tifosi: «Platini è stato un grandissimo, ma Maradona… Ci sono stati tanti campioni, tanti giocatori forti con i quali io ho giocato e contro cui ho giocato. Maradona per me è ad un altro livello. Il più forte in assoluto. In tanti parlano del confronto con Pelè ma per me è Diego il numero uno. Lui, pur essendo il numero uno al mondo, non ha mai fatto sentire questo nei confronti dei suoi compagni, che infatti gli hanno sempre voluto bene. Credo che questa sia stata la sua dote più grande: mettersi comunque a disposizione e giocare con giocatori che inevitabilmente erano più scarsi di lui».
ALLENATORE – Dopo aver smesso con il calcio giocato, Ferrara è passato alla carriera di allenatore: «Mi viene questo desiderio nel momento in cui Lippi mi chiama e mi propone di collaborare con lui per i mondiali in Germania. Non pensavo che questo potesse essere il mio futuro. Avevo un contratto con la Juventus da dirigente, da responsabile del settore giovanile, e quindi vedevo più una carriera dirigenziale. Lippi mi chiama, mi rimette sul campo a contatto con i ragazzi. È allora che mi prende questo desiderio di allenare». Dopo la vittoria dei Mondiali, la sua Juventus: «La società decide di esonerare Ranieri nelle ultime partite e quindi di chiamarmi. Faccio le ultime due partite che tra l’altro vanno bene, riusciamo a mantenere la posizione ed entriamo in Champions. Io sinceramente in quel momento non pensavo minimamente di continuare. E invece mi richiamano, perché vogliono darmi questa chance. Perchè andò male? Si disse che non avevo esperienza, ma non si capisce perché allenatori più esperti, più navigati di me, sono arrivati dopo e hanno incontrato le stesse difficoltà. C’erano problemi strutturali che la nuova dirigenza ha poi affrontato e risolto».
OBIETTIVI – Dopo l’esperienza poco produttiva alla Samp e quella – più positiva – con l’Under 21 azzurra, Ferrara ha aperto i suoi orizzonti, approdando in Cina, dove tuttora allena il Wuhan Zall, formazione della serie cadetta: «In Cina certe pressioni non ci sono. L’allenatore viene visto a trecentosessanta gradi come organizzatore. I cinesi tendono a scegliere allenatori stranieri che li aiutino non solo nell’organizzazione tecnica e tattica, ma anche in quella societaria. L’esperienza di chi ha giocato in Europa per loro è molto utile. Qui il calcio è meno soffocante. La pressione mediatica è incomparabile. Tornare in Italia? No, io spero di continuare a portare avanti il percorso che ho iniziato qui. Ci sono tante cose da mettere a posto, da organizzare, da sistemare. Però in questo momento devo riconoscere che sto molto bene. Ho ricevuto dei grandi attestati di stima e anche ho instaurato un bellissimo rapporto con i ragazzi. Vorrei continuare questo percorso che ho iniziato, chiaramente cercando di migliorare la squadra, di rinforzarla, perché come in Italia anche qui l’anno prossimo vogliono vincere. Vogliono salire in serie A».