2012
Falcao: primo dappertutto, ma non nella Liga
Santa Marta è una delle città più caratteristiche della Colombia, oltre ad essere una delle mete turistiche più gradite del Paese noto per le produzioni di cacao e, perchè no, anche di cocaina. Una città nota anche per aver prodotto uno dei più bizzarri ed egocentrici calciatori che si siano visti a cavallo tra gli Anni Ottanta e Novanta, quel Carlos Valderrama noto più per la caratteristica pettinatura che per aver lasciato il segno nel futbol sudamericano e mondiale.
Per fortuna, i cittadini di Santa Marta ora possono celebrare un loro cittadino, che domenica dopo domenica diventa sempre più famoso, ricco e maledettamente prolifico davanti alle porte delle squadre di tutta la Spagna e di parte dell’Europa. Radamel Falcao Garcia, visto senza maglia, calzoncini e scarpette, sembra un ragazzotto come tanti altri: altezza e peso forma nella media, un volto come tanti e l’aspetto di chi non sembra aver nulla da chiedere. Poi però scende negli spogliatoi, indossa la sua armatura, carica le cartucce e fa partire la magia: segna un gol, poi ne segna un altro e se è necessario ne fa anche un terzo, giusto per far capire chi è che comanda sul rettangolo verde, quando in campo c’è lui, l’uomo di Santa Marta.
Soprannominato El Tigre perchè i suoi occhi, durante le partite, sembrano assumere le stesse sembianze dei noti famelici felini, Falcao fa vedere cose buone, ma non eccelse, con la pesantissima maglia del River Plate, riuscendo comunque a trascinare i Millionarios alla conquista del titolo Apertura del 2008.
Poi arriva l’estate del 2009, e dalle parti di Baires si materializza una figura vista e stravista: è quella di Pinto da Costa, presidente vulcanico e al tempo stesso grande amante del calcio argentino, tanto da averne prelevato talenti a ripetizione sin dal suo approdo alla guida del Porto. Con un assegno da cinque milioni e mezzo, Falcao diventa il nuovo numero 9 dei Dragoni, e nessuno, lui compreso, può aspettarsi che da allora la vita del Tigre cambierà drasticamente: sfonda le reti del Portogallo e di parte d’Europa ben 41 volte in 51 partite, raggiungendo la media stratosferica di un gol ogni 110 minuti e vincendo Taça e Supertaça de Portugal al primo anno, e facendo un mini-triplete nell’annata successiva, con campionato, coppa nazionale ed Europa League ottenuta in quel di Dublino.
Pinto da Costa si stropiccia gli occhi e si frega le mani, davanti a un giocatore così forte ma anche impossibile da trattenere. Così arriva l’altro presidente vulcanico e intenditore di calcio, quell’Enrique Cerezo che si presenta nella sede del Porto con un mega-assegno da 40 milioni per portare El Tigre sulle rive del Manzanarre. Una spesa clamorosa, ma ampiamente giustificata dai numeri pazzeschi fatti registrare dal colombiano: 40 gol in 48 partite, la vittoria di un’Europa League da assoluto dominatore e l’attestato di più forte centravanti in attività.
Ma a Radamel tutto questo sembra non bastare, anche perchè davanti a tanta fortuna c’è sempre qualcosa che va storto, se così si può dire: non è il massimo per nessuno dover condividere il palcoscenico con due mostri invalicabili, i cui nomi sono Lionel Messi e Cristiano Ronaldo.
Intendiamoci, Falcao sarebbe il numero uno dappertutto, ma non può esserlo in Spagna per colpa di questi due fenomeni.
Chiudiamo con una nota di colore: per fortuna di chi deve redigere le statistiche senza farsi venire qualche (giustificato) risolino, qualche mese fa Falcao ha eguagliato il record stabilito da un certo Luigi Sartor, diventando il secondo giocatore all-time a vincere l’Europa League (o coppa UEFA che sia) con due squadre diverse e per due edizioni consecutive.