Serie A

Eziolino Capuano: «A Foggia ho fatto un errore non da me. Vi spiego cosa significa essere un allenatore. E lo spettacolo non cercatelo nel calcio, andate al circo…»

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L’allenatore Eziolino Capuano si racconta in tutta la sua esperienza tra i vari campi di calcio: tra retroscena, aneddoti e qualche polemica

Allenatore viscerale, da culto, politicamente scorretto: Eziolino Capuano si è raccontato a La Gazzetta dello Sport dopo l’interruzione del suo rapporto col Foggia.

LA SERIE B – «Ho avuto due richieste dopo Foggia, ma voglio aspettare proprio perché magari qualcuno in B ci pensa. Serve una scelta razionale. Foggia l’ho scelta col cuore, per la città e non per la squadra: errore non da Capuano».

SI SENTE UN “PRONTO SOCCORSO” – «È successo tante volte, succederà ancora. Sempre con dignità. Cosa che dovrebbero fare tanti giovani in situazioni così».

LA FREDDEZZA DEL NORD – «Sono stato a Modena, che non è una piazza fredda. Però sì, mi serve il pubblico, la critica, la spinta. L’allenatore è un pittore. I colori devono essere veri e puri per fare un bel quadro. Se sono sbiaditi, il quadro non viene bene».

L’ALLENATORE – «Serve la vocazione. Non è un mestiere in cui timbri il cartellino: devi avere trasporto emotivo, devi stare 18 ore al campo e pensare solo a quello. È la tua vita».

COME É CAMBIATO IL CALCIO – «L’allenatore lavora per se stesso, non per la squadra, e se non fa risultati trova alibi: facile così .Le idee innovative sono fondamentali, ma il calcio è sempre quello. E più scendi di categoria, più è difficile. Certi allenatori pensano allo spettacolo, ma quello lo vedi al circo. Io voglio solo vincere»

IL “BRACCETTO” – «Un guaio…(ride) Nella mia tesi a Coverciano parlavo del 3-5-2, che non faceva nessuno, di braccetto di destra e sinistra, e mi davano del matto. Un bel guaio…»

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