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Ezio Rossi: «La mia passione per il Subbuteo»
Ezio Rossi, bandiera del Torino, racconta la sua passione per il Subbuteo: «Amo questa realtà pane e salame lontana dal calcio di oggi»
Ezio Rossi è stato uno dei giocatori bandiera del Torino, per poi diventare anche un allenatore dalla lunga carriera. Forse per essere uno dei rappresentanti di un calcio che non c’è più, ha raccontato a Tuttosport la passione per il Subbuteo, il calcio da tavolo che non è mai passato di moda.
IL SUBBUTEO – «In realtà il motivo della riscoperta di questo hobby è più semplice di quanto si possa pensare. Amavo il Subbuteo quando ero adolescente. Mi piaceva tantissimo, soprattutto a cavallo fra gli anni Anni ’70 e ’80. Avevo un campo, poi ho creato il recinto, i riflettori e le varie squadre. Ricordo ancora quando sulle magliette disegnavo e scolpivo il logo dell’Adidas. E da qualche tempo ho ripreso in mano questa passione. Ho creato tante delle mie ex squadre: il Toro, la Triestina, il Lecce e il Verona, per esempio. Ma mai avrei immaginato di diventare, anche solo per un breve periodo come questo, più conosciuto per il Subbuteo che per quanto fatto sul campo».
NICKNAME – «Nel Subbuteo inizialmente ci si iscrive con dei nickname. Poi, però, una volta che nel gruppo a cui mi ero legato c’è stata l’opportunità di vedersi hanno subito capito chi fossi. Ma è stato bellissimo: io sono una persona normale, molto semplice. Amo questa realtà pane e salame, ho conosciuto compagni splendidi. Lontani dal calcio di oggi».
JUNIOR MESSIAS – «Sì, sono felice per lui che sia andato al Genoa. L’ho creato e dipinto con la maglia nerostellata: è un giocatore che porterò sempre nel cuore, perché ha iniziato con me la scalata nel calcio in Italia ed è arrivato fino alla semifinale di Champions League col Milan nonostante le tante difficoltà incontrate all’inizio».