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Ezequiel Schelotto e l’Atalanta: un “Levriero” tra galoppate storiche e addii maldigeriti
La breve storia di Schelotto all’Atalanta: dalle galoppate all’addio polemiche fino alla riconoscenza nei confronti dei nerazzurri
Dopo Inghilterra e Argentina, l’esterno Ezequiel Schelotto ritorna in Italia, più precisamente al Barletta. Ma per quanto generalmente venga ricordato per essere uno dei flop interisti più recenti, l’italo-argentino è entrato nella storia per altro: costruendo il suo momento migliore nell’Atalanta più forte prima del ciclo Gasperini.
Ezequiel Schelotto, esterno classe 1989, entra nel mirino della Dea precisamente nell’estate del 2009, quando i bergamaschi decisero di riscattare prima la metà del cartellino e poi comprarlo a titolo definitivo l’anno dopo dal Cesena, mantenendo però il prestito (considerando che l’Atalanta era appena retrocessa mentre i bianconeri erano in Serie A).
Nella stagione 2011/2012 è giunta l’ora di essere protagonisti a Bergamo, in un contesto non facile: ci sono 6 punti di penalizzazioni da colmare, e una squadra che ha bisogno di velocità e qualità sulle fasce. L’italo argentino risponde presente e sulla destra si dimostra uno dei migliori esterni mai visti a Bergamo, con davanti il duo Moralez-Denis a concretizzare il suo lavoro. Corre, salta l’uomo, bravo negli inserimenti e soprattutto capace di servire palloni interessanti: 7 assist e 2 goal di cui uno al Novara che, senza la penalizzazione, valse la testa della classifica dei nerazzurri.
Finisce l’anno, arriva la chiamata della Nazionale, ma anche quelle offerte di mercato che, se non gestite accuratamente, possono portare brutte sorprese. Schelotto si fa influenzare dall’Inter, l’Atalanta rifiuta e lui non è più quello di prima. A gennaio va a Milano con tante ombre e poche luci, e quando affronta da avversario la Dea nel famoso 3-4, subisce un pugno da Cristian Raimondi: per poi scatenare una rissa a fine partita.
Nonostante alcune apparizioni da avversario, dove nel 2014 segna un goal con il Parma (non esultando), lui ha sempre avuto buone parole nei confronti di Bergamo e della piazza atalantina: dimostrandosi dispiaciuto per come è stato il suo addio, dichiarando che l’Atalanta è stata la parte più bella della sua carriera.