Europei
Europei 1996: 5 motivi per ricordare l’edizione vinta dalla GERMANIA
Il ricordo dell’edizione del 1996 degli Europei, vinta dalla Germania nella finale contro la Repubblica Ceca
La decima edizione degli Europei viene vinta dalla Germania che batte in finale 2-1 la Repubblica Ceca ai tempi supplementari. Ecco 5 motivi per ricordare cos’è successo.
1) Il golden goal. La nuova regola viene introdotta per dare più pepe ai tempi supplementari. Si pensa che ricorrendo a una soluzione tipica del calcio amatoriale – il “chi segna vince” – i 30 minuti extra-time diventino più spettacolari e avvincenti. A chi rimpiange l’epica di Italia-Germania 4-3, si risponde che non è più tempo e, comunque, quelle situazioni sono così rare da indurre alla riforma (o rivoluzione, se preferite). La chiamano anche “morte improvvisa” e a giudicare dalle reazioni dei giocatori la definizione non è così impropria: sia chi segna, sia chi subisce la mazzata, rimane interdetto, quasi non capisse realmente la portata dell’evento e la definitività dell’evento. Il golden goal farà la storia di questo e dell’Europeo dopo con due giocatori che in Italia hanno fatto fortuna, Oliver Bierhoff e David Trezeguet.
2) Eroe per un giorno. La finale si gioca tra Germania e Repubblica Ceca. Dopo il rigore trasformato da Berger, che fa temere ai tedeschi di rivivere un’altra Danimarca consecutiva, per restare nell’ambito dell’Europeo, ci pensa a risolvere la vicenda l’eroe che non ti aspetti. Gol al minuto 73 e poi al quinto minuto supplementare, che si interrompe di colpo e consegna alla Germania la coppa. A fornire il ritratto esaustivo della situazione c’è questo pezzo di Marco Ansaldo su La Stampa: «Bierhoff è il fazzolettone estratto dal cilindro di un prestigiatore. Vogts lo aveva convocato sull’onda dei 17 gol segnati nell’Udinese in campionato. Ma non gli piaceva troppo, già a Stoccarda (nell’amichevole con la Francia prima di partire per l’Europeo) Oliver era fuori squadra. Gli venivano preferiti, oltre a Klinsmann naturalmente, Bobic e poi Kuntz. E contro l’Inghilterra, quando la Germania si è trovata senza un attaccante che fosse completamente sano, il ct ha deciso che piuttosto di affidarsi a quel biondo dall’aria gentile era meglio buttare in campo uno che non è una punta: Scholl. Insomma Bierhoff era l’ultima ruota dell’ultimo carro. Ieri sera è stata la disperazione dei tedeschi, sotto di un gol a mezz’ora dalla fine, ad aprirgli la strada. E lui appena entrato ha cambiato la partita. Due tiri, due gol». C’è anche un mistero nella finale. Sulla rete del 2-1 i cechi denunciano che il guardalinee Nicoletti ha sbandierato un fuorigioco di posizione, salvo poi smentirsi quando l’arbitro Pairetto va a parlottare con lui, senza cambiare la sua autonoma decisione di assegnare il gol che vale il terzo Europeo della Germania.
3) La finale italiana. Nell’ultimo atto, per l’appunto, la direzione di gara è nostrana. Che è anche un po’ un modo per ricordarci quale autogol siamo riusciti a combinare nella fase a girone. Sacchi parte benissimo vincendo e convincendo contro la Russia. Poi fa troppo turn-over, perde con la Repubblica Ceca e non va oltre lo 0-0 con la Germania, anche perché Zola sbaglia un rigore. Con tanti rimpianti, tenendo conto che gli azzurri erano vice-campioni del mondo e la Juve si era appena vinta la Champions League, era lecito aspettarsi tutt’altro esito.
4) Il mistero Zidane. Tra i protagonisti annunciati ci dovrebbe essere Zinedine Zidane. Con il suo Bordeaux ha giganteggiato con il Milan in Coppa Uefa. Su consiglio di Michel Platini, la Juventus ha deciso d’investire su di lui. Delude alquanto, sembra un fantasma, è a pezzi per un recente incidente stradale. Lo difende il compagno Didier Deschamps: «Zidane non è né Platini né Sousa, è a metà strada. E’ giovane e non si è preparato al meglio per via dell’ incidente stradale. Soffre le marcature strette e dovrà abituarsi, in Italia sarà sempre così. Ma quando è in campo uno così serve sempre, tranquilli». Resta il fatto che Gianno Agnelli telefona a Le Roi e gli chiede preoccupato se quel che sta vedendo è tutto vero.
5) Super Gazza. Wayne Rooney ha definito così la rete di Paul Gascoigne alla Scozia (sombrero e tiro al volo in corsa): «Il gol più bello della storia dell’Inghilterra per sfrontatezza, creatività e anche abilità». Non serve per sfatare il tabù di una nazionale che non riesce a vincere in casa 30 anni dopo il Mondiale trionfale del 1966. Ma che sia esteticamente fantastico, non c’è proprio nulla da eccepire.