EURO 2016: vademecum per gli ottavi - Calcio News 24
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EURO 2016: vademecum per gli ottavi

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Cosa vedremo da sabato a lunedì? Ecco un piccolo riassunto…

Si parte adesso con le gare che contano per gli Europei. Dentro o fuori, in un surreale dibattito con qualche stilla di veleno sullo squilibrio del tabellone, con tutte le grandi storiche da una parte ad affrontarsi ed eliminarsi tra di loro. La stranezza non è frutto del caso o di qualche maligna mano dell’Uefa, anche se ad alcuni piace far credere così. Semplicemente, se Spagna o Inghilterra abdicano al loro ruolo di favorite – anche per quanto mostrato in campo con le troppe occasioni sprecate, oltre che per il loro prestigio – è inutile piangere sul latte versato. Quanto a noi, il paradosso di esserci guadagnati l’avversario più difficile (per non parlare dei successivi, verosimilmente Germania e Francia), sta tutto nell’avere vinto il girone ai danni di un’altra grande (che per ranking Fifa non andrebbe vissuta come sorpresa, il Belgio ha tutto per arrivare fino in fondo). Ma chi appunto vince contro Hazard e compagni non deve temere nessuno. E se la Croazia ha sconfitto la Spagna, così evitandoci, ha ragioni tecniche da vendere e non l’avremmo certo considerato un avversario morbido. In ogni caso, saranno ottavi appassionanti. La sfida sarà a posteriori: chissà se li ricorderemo per qualche magia (sulla falsariga del tacco di Cristiano Ronaldo, crocifisso un po’ troppo prematuramente) o prevarrà il significato “politico” di una manifestazione caduta proprio nel momento epocale della Brexit, curiosamente con la Scozia che vota per restare in Europa ed è l’unica nazionale della Gran Bretagna a essere fuori dall’Europeo… Ecco una piccola guida per gustarci le sfide da sabato a lunedì.

SVIZZERA – POLONIA

Occhio ai corner rossocrociati. Schar ha colpito nella gara inaugurale e su un calcio d’angolo di Shaqiri in Francia-Svizzera Pogba   ha rischiato un clamoroso autogol talmente la traiettoria è bizzarra. Quanto alla Polonia, Lewandowski può davvero chiudere l’Europeo senza neanche un gol? Quel che è peggio è che in almeno due gare su tre non si è messo in condizione neanche di tirare. Come se non avesse più ciò che al Bayern (e anche prima) lo ha reso devastante: la capacità di smarcarsi.

GALLES – IRLANDA DEL NORD

Tema tipicamente italiano delle estati italiane è il tormentone sulla necessità di acquistare top player, formula magica senza definizioni. Con il Bale dell’Europeo forse arriviamo finalmente ad avvicinarci a una possibile verità: colui che è nettamente superiore agli altri, lavora per la squadra per l’alto senso di responsabilità e segna pure un gol a partita, magari su punizione. O così è troppo?

CROAZIA – PORTOGALLO

La gara del troppo. Troppo esuberante, felice, incisiva la Croazia. Troppo abulico, paralizzato, incline all’errore il Portogallo. Però, poi, capace anche di acuti gonfi di classe e di ricche potenzialità. Se la sfida finisse 0-0 con poche emozioni sarebbe il vero tradimento di questo Europeo, quasi imperdonabile. 

FRANCIA – IRLANDA

Perché non ammettere che tutti vorremmo un gol dei britannici di mano per vendicare ciò che fece Henry? Ancor meglio sarebbe un autogol al primo minuto. Sempre di mano. E poi, vinca il migliore. Di piede.

GERMANIA – SLOVACCHIA

Il paradosso di questo Europeo è la differenza tra la mostruosa potenza tedesca e il poco finora raccolto in zona gol. Pali, miracoli dei portieri ma anche precipitazione frequente in Gotze e strana imprecisione in Muller. Il quale è straconvinto che lui e i suoi compagni siano ancora più forti di quanto mostrato al Mondiale. Legittim la domanda: ma allora, aggiustata la mira, a chi tocca fare la parte del Brasile?

UNGHERIA – BELGIO

La squadra di Wilmots è alle prese con un tema di cui si parla sempre di meno: l’emotività. Con la Svezia l’ha gestita bene, passando nel finale dalla possibile eliminazione al gol qualificazione di Nainggolan. Ma allo scorso Mondiale spesso le gambe non hanno girato come avrebbero dovuto, salvo poi accendersi d’entusiasmo in certi finali. Occhio all’Ungheria, che invece sembra spinta da un vento impetuoso.

ITALIA – SPAGNA

Il calcio sa regalare straordinarie coincidenze: Morata contro la sua Juve, chissà quanti scontri in allenamento in questi due anni. 4 contro 1, a prima vista, 4 intelligenze e conoscenze al cospetto di un ragazzo molto furbo, veloce nel pensiero, più bravo però a partire da lontano che a stare al centro dell’area, anche se nella Spagna di Del Bosque i gol ti possono essere confezionati a porta vuota. Nel saldo Juve-Real Madrid – e quindi Italia-Spagna non in versione nazionali – Alvaro ha impedito con i suoi gol che si celebrasse lo scorso anno la finale che tutto il mondo avrebbe voluto tra la Casa Blanca e il Barcellona. Ma ormai è già storia e chissà se lunedì sera la storia si farà o se rimarremo in una cronaca, per quanto lussuosamente ghiotta da vivere.

INGHILTERRA – ISLANDA

Il calcio britannicamente inteso come un tempo fu oggi lo gioca l’Islanda. Lanci lunghi, fisicità a livelli alti, energia su ogni pallone. Invece, gli ex maestri del pallone, sembrano studenti ben applicati a un gioco più di possesso. Costruiscono anche molto, sciupano abbastanza, hanno cali di tensione ma anche accensioni giovanili che fanno sperare. La sensazione è che rispetto alle ultime apparizioni – compresa la brutta figura all’ultimo Mondiale –  è attraverso questa via che sia cresciuta e non di poco una certa autostima. Magari sarà l’old style Hodgson a godere del lavoro di tanti stranieri in Premier che hanno suggerito come un altro gioco sia possibile, quello della palla a terra e di un’attenzione tattica maggiore.

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